“Dopo l’idealismo, la concezione storica del marxismo è quella che ha più influenzato la cultura occidentale. Fernand Braudel è nato politicamente e anche culturalmente come uno di sinistra. Oggi anche alla luce di quello che ci ha detto finora, il suo rapporto con il marxismo è critico, denso di ripensamenti…” (Cataldi). “Lo dico subito, io non sono un nemico di Marx. Nei miei lavori non troverà un minimo rimprovero verso di lui. I miei disaccordi non mi sembrano interessanti. Marx, se non vado errato, è morto nel 1883, e in un secolo le idee sono cambiate. Io vedo, però, nelle idee di Marx, il concetto di lunga durata della storia. E nel suo metodo, le definizioni di infrastruttura e sovrastruttura. Bene, sono concetti che mi trovano completamente d’accordo. Oggi, molti si compiacciono perché ho accolto molto del pensiero marxista. Altri mi danno la caccia perché non considero il capitalismo alla stessa maniera di Marx. Vede, quello che rimprovero agli studiosi marxisti è di pretendere di possedere la soluzione dei problemi in anticipo. Ma se la soluzione, in base all’esperienza, è quella marxista, il fatto non mi disturba, né suscita in me sensi di colpa. Il problema, semmai, è quello di guardare sempre a quello che accade nella realtà, senza idee preconcette o pregiudizi, giustificati o sostenuti dal qualsiasi ideologia…” (Brauduel) (pag 104-105) [Fernand Braudel, intervista a cura di Lucio Cataldi, ‘I tempi della storia’ (Lo spettatore), Mondo Operaio, Roma, n. 12, dicembre 1985]