“Esaminare l’attività dell’ala sinistra dei Cartisti rappresentata da Harney e poi da Jones e l’attività dei Fraternal Democrats esula dal compito che ci siamo posti, perché implica l’approfondimento dei rapporti tra movimento operaio inglese e movimento operaio europeo e, quindi, lo studio di tutta l’attività teorica e pratica che portò alla fondazione della Associazione Internazionale dei Lavoratori. Come abbiamo detto all’inizio, quello che ci è sembrato utile sottolineare qui è il periodo in cui nella classe operaia inglese sorge la coscienza del suo esistere come classe. Non è un caso che i periodici più vivaci siano il “Poor Man’s Guardian” e il “Pioneer”, entrambi degli anni ’30. E sia per l’uno che per l’altro l’interesse è attratto non solo dagli scritti degli intellettuali (O’Brien soprattutto), ma dalla maggior parte di ciò che vi veniva pubblicato, testimonianza di una vivacità e di una presa di coscienza sorprendenti. Nel 1929 Rothstein scriveva: “(…) 15 anni prima della stesura del ‘Manifesto comunista’, la teoria degli antagonismi di classe e della lotta di classe nella società capitalistica era stata presentata sotto tutti gli aspetti, non in una forma frammentaria, ma in un modo così sistematico da destare ancora oggi stupore e ammirazione. Inoltre queste idee non erano difese da uomini sconosciuti su giornali poco noti, ma dai pubblicisti proletari più notevoli del tempo, i cui nomi erano sulla bocca di tutti, e i cui scritti erano letti dalle masse proletarie”. Sembra improbabile – egli aggiunge – che le idee di un famoso e popolarissimo scrittore come O’Brien non “abbiano lasciato traccia in Marx ed Engels. Forse un giorno uno storico sarà in grado di offrire qualcosa di più che pure supposizioni su questo argomento” (Th. Rothstein, op.cit., p. 123). Ora, così com’è chiaro che Marx non poté non conoscere gli scritti di O’Brien sul “Poor Man’s Guardian” (anche se i riferimenti che egli fa a O’Brien riguardano soprattutto il periodo successivo al ’48 quando lo scrittore irlandese era slittato su posizioni decisamente riformiste), è però altrettanto chiaro che O’Brien, nonostante i meriti che gli riconosce Rothstein, non riuscì mai “a risolvere le contraddizioni tra la sua devozione a una rivoluzione alla Robespierre e la sensazione che l’ulteriore sviluppo del capitalismo richiedeva una soluzione diversa da quella proposta dal suo maestro” (G.D.H. Cole, Chartist Portraits, London, 1965, p. 267). Non è tanto il problema della misura in cui Marx conobbe e utilizzò il pensiero di alcuni teorici proletari suoi precursori che a nostro parere va approfondito, quanto lo studio delle cause che, dopo gli anni ’47-’48, arrestarono il sorprendente sviluppo della classe operaia inglese, a proposito della quale Marx poteva scrivere nel 1878 che essa era ormai solo la coda del Grande Partito Liberale, cioè dei suoi oppressori, dei capitalisti (1)” [Lucia Zannino, Libertà di stampa e lotta di classe in Inghilterra (1818-1842)] [(in) AA.VV., Annali. Vol. I. I periodici della biblioteca Basso (1684-1849), Issoco, Roma, 1975] [(1) Lettera di Marx a W. Liebknecht dell’11 febbraio 1878 in Marx-Engels, On Britain, Moscow, 1953, pp. 509-510. F. Bedarida (‘Il socialismo inglese dal 1848 al 1871’ in ‘Storia del socialismo’, cit.), riferendosi a recenti studi sul movimento operaio inglese, ritiene eccessivo un giudizio drasticamente negativo sul progresso del socialismo inglese nel terzo venticinquennio del sec. XIX e mette piuttosto l’accento sugli sforzi compiuti in quel periodo verso una democrazia sociale]