“E a ben vedere non è che il giudizio di Lutero sia molto distante da quella visione delegittimante a cui alludeva Antonio Rotondò, palesemente ostile ai cosiddetti riformatori radicali, considerato che Müntzer è per l’ex frate agostiniano soltanto uno “spirito malvagio” da cui occorre stare alla larga come dal demonio in persona o da un falso profeta che si vanta con spirito blasfemo di dare voce alla parola di Dio. Tuttavia, incalza Lutero, “se veramente Dio avesse parlato attraverso di lui, tutto questo non sarebbe accaduto, perché Dio non mente, ma tiene fede alla sua parola; ma ora che Thomas Müntzer ha perduto, è manifesto che, sotto il nome di Dio, ha parlato e agito invece a nome del demonio” (7). Essenzialmente era questo il punto-cardine del severo ‘Giudizio’ di Lutero, che avrebbe attraversato indenne l’età moderna dopo aver malamente ricacciato Müntzer nell’oblio, fino a quando non sarà messo in discussione, a metà Ottocento, dallo scritto ‘La guerra di contadini in Germania’ di Friedrich Engels, a cui si deve il merito indiscusso della riabilitazione storiografica del riformatore di Allstedt, promosso al rango di rivoluzionario attraverso il filtro ideologico del marxismo (8). Il Müntzer di Engels è un “rivoluzionario plebeo” che da teologo si fa poi difensore dei contadini, degli umili e degli oppressi di Germania contro la posizione politica assunta dal “riformatore borghese” Lutero, diventato per mero opportunismo sostenitore dei principi e signori della Sassonia e Turingia, ma soprattutto giudicato colpevole per aver tradito lo spirito più autentico della Riforma (9). “Tradimento”, questo di Lutero, che a dire il vero sembra piuttosto presunto o quanto meno controverso, ma su cui anche Delio Cantimori si è voluto soffermare in un suo appunto rimasto a lungo inedito, collegandolo al “no” del teologo sassone di recarsi a Worms: “Dopo quel gran ‘no’, Lutero si ritira dal proscenio. Gli storici e studiosi tedeschi (…) cominciano a discutere, da questo momento cronologico, della tragedia tedesca, e del ‘tradimento’ di Lutero. Per i romantici, fino ad Engels e oltre, il ‘tradimento’ data dalla guerra dei contadini, insorti in gran parte nel nome della libertà dell’uomo cristiano, e da Lutero condannati. Per altri il tradimento comincia ora, con il ritiro nel castello dalla Wartburg (10), In ogni caso, ‘La guerra dei contadini in Germania’ di Engels poneva fine a “un vuoto storiografico di più di tre secoli”, un vero e proprio “silenzio non facile da spiegare”, come ha sottolineato con vigore Tommaso La Rocca, “ma a determinare il quale ha certamente contribuito quel ‘giudizio di Dio’ pronunziato a caldo da Lutero all’indomani della sconfitta dei contadini a Frankenhausen” (11). Con il volumetto del 1850 si apriva dunque una nuova stagione della storiografia” (pag 17-19) [Stefano Zen, ‘Lutero e Thomas Müntzer. Riforma, utopia e cristianesimo’, Jouvence, Milano, 2021] [(7) M. Lutero, ‘Una terribile storia e un giudizio di Dio sopra Tommaso Münzer’, cit., p. 495; (8) F. Engels, ‘La guerra dei contadini in Germania (1850), Pgreco, Milano, 2014, (1 ed. it., Rinascita, Roma, 1949, trad. di G. De Caria); (9) Ivi, specialmente pp. 55-71; e si veda infra, cap. 3, nota 9; (10) D. Cantimori, ‘Lutero’, a cura di A. Prosperi, Edizioni della Normale, Pisa, 2017 (…); (11) T. La Rocca, ‘Interpretazioni di Müntzer da Lutero a Engels’, in Id. (a cura), ‘Thomas Müntzer e la rivoluzione dell’uomo comune’, introduzione di M. Miegge, Claudiana, Torino, 1990, p. 133]