“Il comunismo per noi non è ‘uno stato di cose’ che debba essere instaurato, un ‘ideale’ al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento ‘reale’ che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente. D’altronde la massa di ‘semplici operai’ – forza lavorativa privata in massa del capitale o di qualsiasi limitato soddisfacimento – e quindi anche la perdita non più temporanea di questo stesso lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il ‘mercato mondiale’. Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano ‘della storia universale’, così come il comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza «storica universale». Esistenza storica universale degli individui, cioè esistenza degli individui che è legata direttamente alla storia universale” (K. Marx F. Engels, ‘L’ideologia tedesca’, in ‘Opere’, v. V, cit., pp. 31-34)
[Marx, Engels, Lenin Gramsci, ‘I giovani e il socialismo’, a cura di Umberto Cerroni, Editori Riuniti, Roma, 1979]

“Schiacciati dalla formidabile forza dimostrativa dell’esposizione, molti ostentano dell’ammirazione per Marx, lo lodano e, nello stesso tempo, perdono completamente di vista il contenuto fondamentale della dottrina e continuano, come se niente fosse, a ripetere i vecchi ritornelli della “sociologia soggettiva”. Non si può non ricordare a questo proposito l’epigrafe molto giusta scelta da Kautsky per il suo libro sulle dottrine economiche di Marx: ‘Wer wird nicht einen Klopstock loben? Doch wird ihn jeder lesen? Nein. Wir wollen weniger erhoben Und fleissiger gelesen sein!'” (‘Chi non loderà un Klopstock? Ma forse che ognuno lo leggerà? No. Noi vogliamo essere meno onorati, ma letti un po’ più attentamente!’ (nota 2, Lessing). (V.I. Lenin, La scienza della società, Opere complete, v. I, cit., pp. 128-141) pag 164)