“Testi (1) che meritano di essere letti: non fosse altro che per il riverbero incandescente dell’occasione nella quale furono composti. L’insurrezione polacca del 1863, che focalizzò a lungo l’attenzione dell’Europa democratica e antizarista, convinse Marx a sottrarre molte giornate di lavoro alla stesura del libro primo del ‘Capitale’ (sono di questo periodo gli ultimi quaderni del ‘Manoscritto 1861-1863’, grande abbozzo di tutta la «Critica dell’economia politica») per dedicarsi, con la puntigliosità a lui consueta, ad uno studio storico sulle vicende politiche e diplomatiche che avevano determinato, e poi resa permanente, la ‘finis Poloniae’. Sulla questione Marx tornerà alla fine del 1864, quando si tratterà di corrodere e rovesciare le fiduciose convinzioni, manifestatesi nei dibattiti dell’ancor giovanissima Prima Internazionale, in un ruolo storico della Francia a favore dell’indipendenza polacca. Ebbero così origine due gruppi di quaderni in cui, lungo il filo di una fitta cronologia, viene ricostruito il gioco internazionale, incastro di politiche di potenza, che inghiotte la Polonia (2). Non si pensi ad un impegno storiografico affine a quello di opere precedenti, e forse più famose, come le ‘Lotte di classe in Francia’ o ‘Il 18 brumaio’. Paradossalmente, come nota Bruno Bongiovanni nella sua ampia ed informata introduzione all’edizione italiana, nella diagnosi marxiana della questione polacca «la Polonia c’entra sino ad un certo punto… In realtà il protagonista di questo manoscritto è la Prussia, vista come “sciacallo russo”. Ed anche nel manoscritto del 1864 la protagonista è la Francia, di cui vengono demistificate le tronfie pretese di garante della libertà e dell’indipendenza dei popoli» (3). Non a caso, infatti, ‘terminus a quo’ della cronologia è il 1640, anno in cui «Federico Guglielmo, il cosiddetto Grande Elettore, iniziò la sua carriera con 1444 miglia quadrate di terra». È sotto il principato del Grande Elettore che Marx vede delinearsi le direttrici lungo le quali si muoverà la dinastia Hohenzollern di Brandeburgo. Il «principio statuale brandeburgo-prussiano» contempla, ‘necessariamente’, l’indebolimento della coesione dell’Impero germanico in antagonismo con la funzione direttiva degli Asburgo, ma soprattutto l’ingresso della Russia sulla scena politica e militare dell’Europa. Ancora dopo la guerra dei Sette Anni, Hohenzollern è nome più di un’aspirazione che di una forza, poiché «Brandeburgo, Slesia, Pomerania, un paio di possedimenti sul Reno e la Prussia orientale costituivano una base risibile per una potenza europea» (4). La Prussia, insomma, non solo non può esercitare un ruolo autonomo ed agire in funzione dell’unità tedesca, ma deve anzi arrotondare le sue precarie fortune avventandosi sui punti deboli creati dal pericoloso espandersi della Russia verso le frontiere dell’Impero, nel cuore dell’Europa: «sciacallo al seguito russo del cadavere dei due leoni caduti, prima la Svezia, poi la Polonia» (5). Le spartizioni della Polonia disegnano la scena internazionale che vincolerà pesantemente i processi rivoluzionari del XIX secolo, legando le sorti dell’Europa alla presenza aggressiva del «modello di forza» offerto dall’autocrazia zarista, gendarme reazionario. Come avverte ancora Bongiovanni, la questione polacca è stata per Marx, e sempre più a partire dagli avvenimenti del 1848-49 (in particolare il fallimento dell’assemblea di Francoforte e il determinante intervento russo nella sconfitta della rivoluzione ungherese), ‘questione internazionale’, la questione dell’ipoteca russa («asiatica») sulla rivoluzione in Europa. Nodo strategico del presente, la ‘finis Poloniae’ filtra anche la comprensione del passato: giacché, per esempio, non fu «il ‘disastro di Napoleone’ a causare il suo abbandono della Polonia, bensì il suo ‘reiterato tradimento’ della Polonia a ‘causare il suo disastro’» (6). All’indipendenza polacca Marx attribuisce la capacità potenziale di sommuovere l’intero equilibrio internazionale. La Polonia è il fronte mancato della rivoluzione del ’48. Si comprenderà allora come, ancor più che negli scritti di denuncia dell’acquiescenza inglese di fronte alla potenza zarista (7), in questi manoscritti ‘polacchi’ si proietti con pienezza di particolari lo scenario che Marx, negli anni ’50 e in parte negli stessi anni ’60, ha immaginato come il più favorevole all’avanzata dei movimenti operai europei. L’esistenza di uno stato polacco è il primo anello di una catena di imperativi che è necessario soddisfare per costringere allo scoperto l’espandersi del modo di produzione capitalistico ed impiantare un ordinamento democratico sul continente. Polonia indipendente significa arretramento della Russia e fine del suo predominio in Europa; ridimensionamento della Prussia per esaurimento delle sue possibilità di ‘sciacallaggio’, significa quindi, e soprattutto, decadimento dei ceppi internazionali che impediscono di compiere, per la via della rivoluzione democratica, l’unificazione della Germania: «per la Germania tutti i problemi di politica estera si riassumono in uno solo: ‘la restaurazione della Polonia’» (8)” (pag 278-280) [Mauro Di Lisa, ‘Scritti di Marx sulla questione polacca. (Rassegne) (Libri e problemi)’, Il Ponte, La Nuova Italia, Firenze, n. 3, 31 marzo 1982] [(1) Karl Marx, Manoscritti sulla questione polacca (1863-1864), ed. it. a cura di B. Bongiovanni e E. Grillo, Firenze, La Nuova Italia, 1981 ppa 135 Lit. 10.000, introduzione di Bruno Bongiovanni; (2) L’edizione italiana ha seguito quella critica stabilita da Dieter Hertz-Eichenrode (Mouton, s’Gravenhage, 1961) nel “rimontaggio” parziale, ma di più agevole approccio, del materiale dei quaderni. Il testo integrale è tuttavia disponibile nelle due edizioni di Varsavia (1971) e Mosca (1973); (3) B. Bongiovanni, Introduzione, in K. Marx, op. cit., p. LIII; (4) Ivi, p. 19; (5) Ivi,p. 29); (6) Ivi, p. 118; (7) Cfr. soprattutto il gruppo di articoli su ‘Lord Parlmerston’ in Marx Engels ‘Opere’, vol. XIII, Roma, Editori Riuniti, 1978, pp. 335-423) e la ‘Storia diplomatica segreta del XVIII secolo’, trad. it. di M. Mauro Piazza e A. Panaccione, Milano, La Pietra, 1978; (8) ‘Manoscritti sulla questione polacca’ cit., p. 7]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:20 Gennaio 2022