“La polemica che Marx – nel ‘Capitale’ – fa contro Malthus non ha per oggetto (…) la curiosa ipotesi della progressione aritmetica delle non meglio identificate «risorse», bensì il concetto di «sovrappopolazione»: «sovra» rispetto a che? Nelle pagine di Malthus riferite più sopra, rispetto alle «risorse», Marx polemizza invece contro un concetto di «sovrappopolazione» rispetto ai posti di lavoro, che non so se è espresso da Malthus; comunque può darsi che la polemica di Marx fosse ben fondata, nel senso che Malthus può avere parlato di eccesso di popolazione ‘nei confronti delle risorse’ in quanto impressionato dall’eccedenza ‘nei confronti dei posti di lavoro’. Se così fosse avrebbe ragione Marx nella sua polemica: l’eccedenza è apparente, nel senso che quanto più capitale s’accumula e viene investito, tanto più aumenta la produttività del lavoro e quindi diminuisce il numero dei lavoratori, con l’espulsione di lavoratori dal processo produttivo e formazione di un’«armata di riserva» (13). I neomalthusiani hanno preoccupazioni ben più serie di quella che aveva Malthus: Malthus riteneva pericolosamente insufficiente una progressione aritmetica delle risorse, i neomalthusiani paventano una ‘diminuzione’ delle risorse. E non si può dire abbiano solo e assolutamente torto, almeno se si considera che anche la salubrità dell’ambiente è una risorsa: e va diminuendo, nessuno può negarlo. Quanto ai marxisti neo-malthusiani (o anti-neomalthusiani che dir si voglia) a volte ribadiscono la polemica antimalthusiana di Marx, e hanno in parte ragione e in parte torto: hanno ragione quando ripetono che l’eccesso di popolazione rispetto ai posti di lavoro è soltanto un modo di manifestarsi del rapporto di produzione capitalistico; ma hanno torto a ignorare che oggi la polemica è cambiata nei suoi termini in quanto i neomalthusiani parlano non solo di uno squilibrio fra incremento della popolazione e incremento delle risorse, ma addirittura di diminuzione di alcune risorse fondamentali, come la salubrità” (pag 115-116-117) [(13) Quelli che osservano che l’analisi di Marx è stata smentita nella realtà vengono smentiti a loro volta non tanto dalle crisi come quella attuale, che vede accrescersi in Italia il numero dei disoccupati, quanto piuttosto da uno studio di quel che è stata la società capitalista nel momento del suo massimo fulgore, che probabilmente è finito per sempre, nel momento cioè in cui era riuscita a raggiungere uno «sviluppo» che pareva inarrestabile, e sembrava offrire il pieno impiego. Vi riusciva facendo grande uso di etichette che mascheravano l’armata di riserva sotto diverse forme: sotto forma di masse studentesche (impegnate in una scuola che andava via via perdendo ogni significato culturale), sotto forma di “ritorno al focolare” da parte delle donne, sotto forma di “stato assistenziale”. Lo Stato assistenziale emargina da qualsiasi attività, ben al di là delle loro “naturali” limitazioni, gli anziani, gli invalidi, gli “handicappati”, una gran parte di (cosiddetti) malati (non solo psichici, ma anche fisici); il che gli permette anche di estromettere dal processo produttivo una massa inflazionata di persone di vario livello di qualificazione che si occupano degli emarginati: medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, infermieri, e inoltre impiegati amministrativi, inservienti, fattorini, addetti ai vari enti e istituti che si occupano di assistenza e di servizi sociali. Un notevole contingente degli “assistiti” e degli “assistenti” costituisce un mascheramento dell’armata di riserva, e le spese assistenziali sono una ridistribuzione del plusvalore che permette alla società capitalistica di mascherare le proprie contraddizioni. (…)”] [Laura Conti, ‘Che cos’è l’ecologia. Capitale, lavoro e ambiente’, Mazzotta editore, Milano, 1977]
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- Articolo pubblicato:12 Ottobre 2020