“Infine; dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati: 1. Nello sviluppo delle forze produttive si presenta uno stadio nel quale vengono fatte sorgere forze produttive e mezzi di relazioni che nelle situazioni esistenti fanno solo del male, che non sono più forze produttive ma forze distruttive (macchine e denaro) e, in connessione con tutto ciò, viene fatta sorgere una classe che deve sopportare tutti i pesi della società, forzata al più deciso antagonismo contro le altre classi; una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla quale prende le mosse la coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si può formare anche fra le altre classi, in virtù della considerazione della posizione di questa classe; 2. che le condizioni entro le quali possono essere impiegate determinate forze produttive sono le condizioni del dominio di una determinata classe della società, la cui potenze sociale, che scaturisce dal possesso di quelle forze, ha la sua espressione ‘pratico’-idealistica nella forma di Stato che si ha di volta in volta, e perciò ogni lotta rivoluzionari si rivolge contro una classe che fino allora ha dominato (1); 3. che in tutte le rivoluzioni sinora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il ‘modo’ dell’attività che si è avuto finora, sopprime il ‘lavoro’ e abolisce il dominio di tutte le classi insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta più come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l’espressione del dissolvimento di tutte le classi, nazionalità, ecc; 4. che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una ‘rivoluzione’; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe ‘dominante’ non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché classe che l”abbatte’ può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società” (pag 67-68) [K. Marx F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1958]