“Da qui i due limiti estremi del rigorismo moralistico e della dissolutezza irresponsabile che si saldano tra loro con il nesso tradizionale dell’ipocrisia. Questo nesso risalta soprattutto nelle rilevazioni letterarie e artistiche cui il matrimonio e la famiglia moderna hanno tanto spesso dato occasione, ma anche nella diffusione dei reati sessuali, negli adulteri, nelle unioni di fatto, nella proliferazione delle unioni «’illegittime’» e dei «’figli illegittimi’» che mostrano quanto poco la legge moderna riesca a razionalizzare i rapporti reali. Simbolo forse insuperato di questa situazione è la doppia concezione della dona «’angelo del focolare’» e «’demonio tentatore’» per la tradizione religiosa; «’soggetto giuridicamente eguale all’uomo’» e al tempo stesso, ‘oggetto’ esposto alla sopraffazione mascolina per la tradizione borghese. In relazione a questa doppia moralità val la pena di riportare un testo di Marx tratto dall”Ideologia tedesca’: «Il borghese si comporta verso le istituzioni del suo regime come l’ebreo verso la legge. La elude ogni volta che sia possibile, in ogni caso particolare, ma vuole che tutti gli altri la osservino (…). Il borghese dissoluto infrange il matrimonio e commette adulterio di nascosto. Il commerciante inganna l’istituzione della società privando altri della loro proprietà con la speculazione, la bancarotta ecc. Il giovane borghese si rende indipendente dalla sua famiglia se può per suo conto e dissolve così, per suo conto, praticamente, la famiglia. Ma in teoria il matrimonio, la proprietà, la famiglia restano inviolati perché in pratica sono le basi sulle quali la borghesia ha edificato il suo dominio. Perché nella loro forma borghese sono le condizioni che del borghese fanno un borghese, precisamente come la legge sempre elusa fa dell’ebreo religioso un ebreo religioso» (42). Fra gli altri testi di Marx concernenti la famiglia, dai quali si può ricavare qualche convalida delle nostre argomentazioni critiche, uno sembra fondamentale, contenuto nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844′. Vi si legge: «(…) Il rapporto dell’uomo alla donna è il più naturale rapporto dell’uomo all’uomo, in esso si mostra dunque fino a che punto il comportamento naturale dell’uomo è divenuto umano, ossia fino a che punto la sua umana essenza gli è divenuta esistenza naturale. In questo rapporto si mostra anche fino a che punto il bisogno dell’uomo, è divenuto un bisogno per l’uomo e fino a che punto l’uomo nella sua esistenza, la più individuale, è ad un tempo comunità» (43). Non si potrebbe in modo migliore fissare la rilevanza davvero emblematica che assume il rapporto fra l’uomo e la donna: esso è la più immediata esplicazione individuale del rapporto dell’uomo (ragione) e la natura (materia), la cui mediazione consapevole pare a Marx il termine più essenziale di una generale razionalizzazione della vita, tanto che egli configura il comunismo proprio come compiuta consustanziazione di società (umanità) e natura, come e riconoscimento naturalistico della società. È ben per questo che il rapporto fra l’uomo e la donna per Marx come per Engels e per Lenin (44), diviene un essenziale parametro per giudicare le epoche e le civiltà. In tale specifico rapporto, infatti, è dato al livello più diretto ed evidente misurare in che grado il rapporto generale tra gli uomini abbia riconosciuto la sua propria struttura naturale e in che grado questa struttura naturale del rapporto umano abbia guadagnato una consapevole umanità” (pag 36-38) [Umberto Cerroni, Considerazioni sul rapporto famiglia-società’, (in) AaVv, ‘Famiglia e società nell’analisi marxista. Atti del Seminario organizzato dall’Istituto Antonio Gramsci nei giorni 14-15 maggio 1964’, Critica marxista – Quaderni, Roma, n. 1, 1964] [(42) K. Marx F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma, 1958, p. 174; (43) K. Marx, Opere filosofiche giovanili, Roma, 1950, p. 257; (44) Cfr. in particolare: K. Marx, Opere filosofiche giovanili, Roma, 1950; F. Engels, Op. cit.; V.I. Lenin, ‘Opere scelte in due volumi’, Mosca, 1948, p. 477 («La vera ‘emancipazione della donna’, il vero comunismo incomincerà soltanto là e allora, dove e quando incomincerà la lotta delle masse (diretta dal proletariato che detiene il potere dello Stato) contro la piccola economia domestica, o, meglio, dove incomincerà la ‘trasformazione in massa’ di questa economia nella grande economia socialista») e p. 25 («Finché le donne non saranno chiamate, non soltanto alla libera partecipazione alla vita politica generale, ma anche al servizio civico permanente e generale, non si potrà parlare non solo di socialismo, ma neanche di democrazia integrale e duratura»)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]