“La frase di Adam Smith: “la ricompensa liberale del lavoro… è la causa (!) dell’aumento della popolazione” rimase determinante per tutti gli economisti. “Se avessi a disposizione beni alimentari ed altri beni di consumo, non mi mancherebbero a lungo neppure gli operai che mi permetterebbero di entrare in possesso di alcuni di quegli oggetti che mi sembrano più utili e desiderabili” esclama Ricardo abbagliato dal pensiero di Malthus in un’epoca in cui i filatori inglesi di cotone si mettevano disperati le mani nei capelli, perché scarseggiava la necessaria mano d’opera. Un importante progresso nei confronti di questa concezione assolutamente cieca di fronte alla realtà è rappresentato dalla teoria di Sismondi. Mi sembra che egli sia stato il primo a ‘mettere in relazione il problema dell’aumento della popolazione con il sistema economico dominante’. (…) Il germe fecondo nascosto in questo approccio venne però soffocato  dall’errore, in ultima analisi di nuovo malthusiano, nel quale Sismondi incorre nel giudicare per lo meno il proletariato. Questo è disponibile sempre nella quantità desiderata. Il capitalismo non avrà mai scarsità di lavoratori salariati. E’ lo stesso ottimismo di tutti i malthusiani che non conoscono il problema del reclutamento della forza lavorativa. “La popolazione si misura sempre, in ultima analisi, sulla domanda di lavoro. Tutte le volte che vi sarà richiesta di lavoro e sarà offerto un salario sufficiente, nascerà un operaio per guadagnarlo” (‘Nouveau Principles’, vol. II, p. 286). Karl Marx, i cui meriti verso lo sviluppo della teoria demografica sono indubbiamente grandi, si allontana ulteriormente da Malthus. Ciò che Marx vide e fece oltre quel che avevano visto e fatto i suoi predecessori, consiste soprattutto in questo: 1. Egli affermò risolutamente che aveva senso stabilire delle “leggi demografiche” solo per determinati periodi di tempo di contenuto quindi storicamente limitato. “Una legge demografica astratta esiste soltanto per piante e animali, se l’uomo non vi interviene storicamente” (K. Marx, Das Kapital, 4° ediz.). In questo senso erano già orientati i teorici della popolazione, prima che Malthus confondesse loro le idee. Ma l’affermazione chiara ed esplicita di questo stato di cose rimane merito di Marx. 2. Con particolare riferimento al problema del reclutamento degli operai egli riconobbe la differenza fra forza lavoratrice potenziale (biologica) ed attuale (economica), una differenza su cui ci soffermeremo ancora nel prossimo capitolo. 3. Marx ha inoltre contribuito in modo considerevole allo studio dell'”origine del proletariato”. (…) Il nucleo della teoria demografica di Marx è “la legge della popolazione tipica della produzione capitalistica” (K. Marx, op. cit., p. 596), che si può definire come teoria economica della popolazione, perché in essa si cerca di staccare il movimento demografico dal suo fondamento biologico e di interpretarlo esclusivamente come conseguenza di processi economici. Il contenuto di questa “legge demografica” è il seguente: la popolazione, cioè il proletariato, cresce sempre più rapidamente dell’accumulazione del capitale, il quale ha quindi ‘sempre’ a sua disposizione vaste masse di operai. La prova di questa tesi viene portata per mezzo di un’altra tesi secondo la quale ad ogni nuova accumulazione del capitale è connesso un mutamento nella composizione “organica” del capitale, di modo che il capitale “costante” rappresenta una parte sempre maggiore del capitale totale, mentre il capitale “variabile”, il fondo salari, diminuisce costantemente. Se però il fondo salari diventa sempre minore, diminuisce sempre il numero di operai che trovano un’occupazione; molti operai verranno licenziati e formeranno l'”esercito industriale di riserva”, l'”eccedenza relativa di popolazione”.” [W. Sombart, Il capitalismo moderno, 1978]