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“Nell’ambito di diverse rimasticature interpretative del marxismo, si originano le varie etichettature applicate ad una presunta filosofia di Marx sui binari teorici di un “umanesimo realistico”, “storicismo integrale”, eccetera. L’aspetto qualificante di queste deformazioni speculative consiste nel collocare la concezione marxista al di là, sì, dell’idealismo, del soggettivismo e del realismo fatalistico (sempre, si intende, a parole) ma contemporaneamente e soprattutto al di là del materialismo, dell’oggettivismo e del più genuino “utopismo rivoluzionario”. Il bilancino sul quale si soppesa il marxismo, visto come “filosofia” che dovrebbe superare l’idealismo e al tempo stesso il materialismo, finisce sempre col pendere dalla parte dell’idealismo, dando vita a concezioni ibride che, facendo capo ad una pretesa debolezza filosofica di Marx, fanno ricorso al sostegno di più accreditate “dottrine filosofiche” o al coniugamento col neopositivismo, l’esistenzialismo, eccetera. La relazione dialettica tra prassi e ambiente naturale sottintende il legame esistente tra l’uomo e la natura; una natura che non assiste passiva e inerte all’attività umana, intesa in senso esclusivamente volontaristico. Anche l’interrelazione causa-effetto-causa può essere travisata. Prendiamo ad esempio R. Mondolfo che divide con Labriola e Gramsci il titolo di maggiore e unico interprete ufficiale del marxismo in Italia, e apprendiamo che “l’effetto che si trasforma in causa è ‘sempre’ l’essenza del processo”. Per effetto si intende la coscienza, in contrapposizione al “materialismo metafisico” di un marxismo “volgare” – secondo il Mondolfo – il quale vedrebbe invece “la causa sempre nelle condizioni obiettive e l’effetto sempre nelle coscienze”. Dopo di che, l’elemento soggettivo, la coscienza comprendente una prassi volontaristica, si conquista una funzione preminente nel processo storico; i momenti oggettivi, le condizioni materiali, assumono una posizione del tutto secondaria, sovrastrutturale, di fronte a quella coscienza soggettiva, a quella “finalità soggettiva” (Mondolfo) che, riconoscendoli, li supera. E dentro l’affermazione teorica di un’azione umana “insieme condizionata e condizionante” appare il netto rifiuto e l’opposizione di principio al determinismo economico.” [D. Casartelli, Oggettività, pensiero e prassi nelle “Tesi su Feuerbach” di K. Marx, Prometeo, Milano, n. 3 1992, pag 37-38]