“Beninteso, questa strutturazione ha solo valore d’ipotesi di lavoro. Ci sembra tuttavia incomparabilmente più operativa di quella che ha guidato la maggior parte dei lavori precedenti. a) Per quel che riguarda gli studi sul pensiero del giovane Marx fino al 1848, ci chiediamo se ai tradizionali insegnamenti nella vita intellettuale (filosofia classica tedesca, socialismo francese, economia politica inglese) e nella realtà sociale (pensiero del proletariato) non sarebbe utile aggiungerne un terzo, l’inserimento nel movimento democratico orientato verso la rivoluzione borghese, in Europa occidentale, di cui il proletariato e il pensiero marxista sarebbero una parte; e se nella ricerca concreta questo inserimento non finirebbe col prevalere sul secondo senza, beninteso, sopprimerlo. b) lo studio del marxismo nel XIX secolo in Germania ha rivelato l’esistenza di una realtà sociale, il lassallismo, che presenta curiose analogie con una realtà ben più vasta del XX secolo, lo stalinismo. Il lassallismo è caratterizzato, in effetti, da un’organizzazione disciplinata, gerarchizzata del partito operaio, da una ideologia operaia a forte accentuazione statalista, dalla grandissima importanza attribuita alla personalità del capo e infine da una politica di alleanze anche con forze reazionarie per combattere la borghesia democratica. Sarebbe dunque utile studiare, e da vicino, il movimento lassalliano per vedere se tra questi diversi elementi ci sia o meno un collegamento strutturale che si ritrovi, beninteso su un’altra scala, nello stalinismo del XX secolo (3); c) al posto della strutturazione tradizionale del movimento operaio marxista post-marxiano in una destra revisionista, un centro e una sinistra, divisa a sua volta in varie correnti più o meno divergenti, proponiamo una strutturazione che, a partire dal modo di concepire i rapporti tra il proletariato e il complesso della società capitalistica, pervenga alla distinzione tra: – una corrente (4) che vede nel proletariato una classe radicalmente contrapposta a tutti gli altri gruppi che costituiscono la società capitalistica e per niente integrata in tale società. Il teorico principale di questa tendenza è evidentemente Rosa Luxemburg. Tuttavia, la stessa teoria si ritrova in forme più o meno attenuate nel pensiero di capi politici e teorici come Parvus, Trotskij, György Lukács fino al 1925, Korsch ecc. ed anche nelle varie tendenze operaistiche. L’ideologia e la pratica politica di questo gruppo è caratterizzata dal rifiuto di ogni compromesso, dalla affermazione del primato del proletariato sul partito e dall’esigenza di una democrazia interna nelle organizzazioni operaie, unico mezzo per permettere alla classe di correggere le tendenze burocratiche dei quadri e degli intellettuali. Poco adatto alla realtà sociale del XX secolo, questo orientamento finì sempre o nel fallimento politico (Luxemburg, Trotskij) o nel passaggio dei suoi esponenti a una delle altre due correnti (Parvus, Lukács). (…)” (pag 254-255) [Lucien Goldmann ‘Per una impostazione marxista degli studi sul marxismo’ (pag 251-256)] [(in) Fernand Braudel, a cura, ‘La storia e le altre scienze sociali’, Editori Laterza, Bari, 1974] [(3) La nostra ricerca in proposito era già in corso quando H. Lefebvre ha pubblicato opinioni analoghe; (4) Rinunciamo ‘provvisoriamente’ all’uso dei termini «sinistra», «centro» e «destra» per evitare un eccessivo intervento di elementi affettivi nella discussione (L.G.)]