“A questo proposito, il giovane Marx aveva già puntato il dito nella giusta direzione. A proposito dell’aria di sufficienza dell’economia politica nei confronti del sistema mercantilistico, e del suo culto feticistico dell’oro come unica forma della ricchezza, egli osservava quanto segue: «ecco perché l’opposizione dell’economia politica moderna al “sistema monetario” (ossia al mercantilismo) non può, nonostante la sua sagacia, condurci a una vittoria decisiva; se, infatti, la grossolana superstizione economica del popolo e dei governi fa riferimento a un sacchetto di monete, ‘sensibili, manipolabili, ben visibili’, e crede dunque al valore assoluto dei metalli preziosi e al loro possesso come alla sola realtà della ricchezza – e invece l’economista illuminato, informato delle cose del mondo, arriva e dimostra loro che la moneta è una merce come tutte le altre, il cui valore quindi dipende, esattamente come quello di ogni merce, dal rapporto fra i costi di produzione, la domanda e l’offerta, e la quantità o la concorrenza delle altre merci – ciò che potrà essere correttamente obiettato all’economista è che il valore ‘effettivo’ delle cose è purtuttavia il loro ‘valore di scambio’, e che, in ultima istanza, esso esiste nella moneta così come essa esiste nei metalli preziosi, e che dunque la moneta è il ‘vero’ valore delle cose, e per questo motivo è la cosa più degna di essere desiderata. Le dottrine dell’economista si sono peraltro incamminate in direzione di una siffatta saggezza, salvo il fatto che egli ha una capacità di astrazione tale da riconoscere l’esistenza della moneta in tutte le forme di merce e da non credere al valore esclusivo della sua esistenza metallica ufficiale. L’esistenza metallica della moneta è solo l’espressione sensibile ufficiale dell’anima della moneta che si nasconde in tutte le componenti della produzione e dei movimenti della società borghese. L’opposizione degli economisti moderni al sistema mercantilistico è tutta qui, essi colgono tale sistema nella sua astrazione e nella sua universalità, e in tal modo godono di superiori lumi sulla superstizione ‘sensibile’ che crede all’esistenza esclusiva di questo essere nel metallo prezioso. Al posto di tale grossolana superstizione, l’economista pone una superstizione raffinata. Ma, giacché entrambe hanno la propria radice nell’essere, la forma illuminata non porta a rimuovere completamente la forma grossolanamente sensibile della superstizione, dal momento che essa si oppone non all’essere stesso della superstizione, ma a una sua forma determinata. L’esistenza ‘personale’ della moneta in quanto rapporto di ‘conversione’ interno, in sé, nascosto, ossia come ‘rapporto di stabilità’ delle merci fra loro, corrisponde tanto più all’essere della moneta quanto più la moneta è astratta, ossia quanto meno essa ha un rapporto ‘naturale’ con le altre merci, ossia quanto più essa appare come un prodotto e tuttavia al contempo come un non-prodotto dell’uomo, quanto meno l’elemento della sua esistenza risulta ‘naturalmente generato’, quanto più essa è elaborata dall’uomo, o, nei termini dell’economia politica, quanto è maggiore il rapporto del suo ‘valore in quanto moneta’, con il valore monetario del materiale nel quale essa esiste. Ecco perché la ‘cartamoneta’ e i numerosi ‘rappresentanti cartacei della moneta’ (come le lettere di cambio, gli assegni, i titoli di debito ecc.) costituiscono l’esistenza ‘compiuta’ della ‘moneta in quanto moneta’, e un momento necessario nel processo di sviluppo del regime monetario» (15). Marx non parla da storico, e non descrive nulla di empirico. Almeno così sembra. La sua descrizione si limita, consapevolmente, a ‘riflettere’ il senso di un processo che oggi possiamo comprendere con meno difficoltà che non al tempo in cui il giovane Marx scriveva. Il modo in cui egli espone il processo di smaterializzazione della moneta può dunque tenere assieme ‘un fatto e il suo necessario superamento'” (pag 243-244) [Massimo Amato, ‘Le radici di una fede. Per una storia del rapporto fra moneta e credito in Occidente’, Bruno Mondadori, Milano, 2008] [(15) K. Marx, ‘Auszüge aus James Mills Buch “Éléments d’économie politique’, in Mew, ‘Ergänzungsband’, I. Teil, Dietz Verlag, Berin, 1968, pp. 445-463. Traduzione condotta a partire dalla trad. fr., inedita, di A. Schild]