“La principale questione controversa, attorno alla quale si raccoglievano tutte le altre, era la seguente: Si deve lottare per il potere oppure no? Si deve prendere il  potere oppure no? Questo solo fatto dimostra che avevamo davanti a noi non delle divergenze di vedute di carattere episodico, ma due diverse tendenze di principio. Una di queste tendenze – quella fondamentale – era la tendenza proletaria la quale indicava la via della rivoluzione mondiale. L’altra era una tendenza «democratica» cioè piccolo borghese, e portava in ultima analisi alla subordinazione della politica proletaria ai bisogni della società borghese che si veniva riformando. Queste tendenze si urtarono in occasione di tutte le questioni in qualche modo essenziali per tutto l’anno 1917, ed in modo accanito, il periodo rivoluzionario, cioè un periodo nel quale il capitale accumulato dal Partito viene messo in immediata circolazione, doveva già di per sé rivelare differenze di questo genere e porle in evidenza. In misura più o meno grande, con questa o quella deviazione, queste tendenze si manifesteranno ancora a lungo in tutti i paesi durante i periodi rivoluzionari. Se si intende per bolscevismo sostanzialmente una educazione, una tempra, una organizzazione dell’avanguardia proletaria, le quali diano a questa avanguardia la capacità di conquistare con le armi il potere, se d’altra parte si intende per social-democrazia una attività riformistica e di opposizione la quale si esercita entro il quadro della società borghese e un adattamento alla attività così limitata, cioè una educazione delle masse nella idea dell’incrollabilità dello Stato borghese, è chiaro che anche nel seno di un Partito comunista, il quale non balza armato dalla officina della storia, la lotta tra le tendenze social-democratiche e il bolscevismo deve giungere alla sua chiara ed aperta espressione nel periodo immediatamente rivoluzionario, nel quale la questione della conquista del potere diventa acuta. Il compito della conquista del potere venne posto nel Partito soltanto dopo il 4 aprile, cioè dopo l’arrivo di Lenin a Pietrogrado. Ma anche dopo questo momento la linea del Partito non è affatto unica, continua e del tutto fuori di discussione. Malgrado le decisioni della Conferenza di aprile del 1917, per tutto il periodo di preparazione continuò una opposizione ora aperta, ora dichiarata al corso rivoluzionario. Lo studio delle diversità di opinioni e del modo come esse si sono presentate e il consolidamento della rivoluzione di ottobre, non ha soltanto un singolare interesse teorico, ma anche una incalcolabile importanza pratica. I disaccordi che si erano manifestati al II Congresso del Partito social-democratico operaio russo nell’anno 1903, venivano chiamati da Lenin nel 1910 una «anticipazione». E’ di grande importanza il seguire questi disaccordi a partire dalla origine loro, cioè dall’anno 1903 ed anche prima, ad esempio dall’«economicismo». Ma questo studio ha un significato soltanto se esso viene proseguito logicamente e se comprende anche quel periodo nel quale le diversità di opinioni vennero sottomesse mediante la Rivoluzione di ottobre alla prova decisiva” [Lev Trotsky, “”La dittatura democratica del proletariato e dei contadini”. Il Febbraio e l’Ottobre”, “Gli insegnamenti dell’Ottobre”] [Leon Trotsky, ‘1. Trotsky: Gli insegnamenti di Ottobre. 2. Lettera di Trotsky a Olminski sulle sue divergenze di vedute col Partito Bolscevico. 3. Come non si deve scrivere la storia della Rivoluzione di Ottobre’, Milano, 1925 – Reprint Biblioteca Feltrinelli, Milano, 1967 ca] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]