“Abbiamo detto che il rapporto struttura-sovrastruttura e, nel caso particolare, tra struttura e cultura, è rapporto dinamico, ma che intorno ad esso il marxismo non può a priori dire molto di più: anzi si rifiuta di affermare alcunché di definitivo, oltre la fondamentale dipendenza dell’ambito sovrastrutturale da quello strutturale. Se il marxismo infatti avesse dato una teoria di questa subordinazione si sarebbe messo sul piano dell’ideologia, dando una volta per tutte le modalità e gli schemi di inserimento di ogni cultura nell’ambito della struttura. Già Engels denunciava questo equivoco e mostrava che quel rapporto è il risultato di una ricerca la cui validità sta nel manifestarsi “vera”, cioè nell’essere efficace ipotesi per l’azione e la ricerca: il che significa che mai e poi mai si può sostituire l’analisi: “La situazione economica è la base, ma i diversi momenti dell’edificio – forme politiche della lotta di classe e i suoi risultati, costituzioni fissate dalla classe vittoriosa dopo le battaglie vinte, forme di diritto e persino i riflessi di tutte queste vere lotte nel cervello dei partecipanti, teorie politiche, giuridiche, filosofiche, opinioni religiose e loro ulteriori sistemi dogmatici  – tutto ciò esercita anche la sua influenza sull’andamento delle lotte storiche e in certi casi ne determina la ‘forma’. E’ nella vicendevole influenza di tutti questi momenti che, attraverso l’infinito numero di accidentalità (cioè a dire cose e avvenimenti, il cui intimo nesso è lontano e tanto poco probabile, che noi possiamo considerarlo come non esistente, possiamo trascurarlo) si compie alla fine il movimento economico. Altrimenti l’applicazione della teoria a un qualsivoglia periodo della storia sarebbe più facile che la soluzione di un’equazione di primo grado” (lettera di Engels, 21 settembre 1890). Così è peraltro condotta l’analisi storica concreta di cui Marx ha dato l’esempio con il ’18 Brumaio’ e Engels con ‘La guerra dei contadini’, oltre che con le analisi concrete politiche, economiche, tattiche. L’impostazione marx-engelsiana non accede mai a un riduzionismo, né permette fenomenologie della coscienza e della cultura, ma solo analisi scientifiche in cui la modalità di rapporto tra struttura e sovrastruttura non è predeterminata. Il determinismo della visione materialistica che Engels esprime nella sintetica frase che noi stessi facciamo la nostra storia ma sulla base di presupposti e condizioni che sono determinati, non toglie affatto che “anche latradizione politica, anzi persino la tradizione che l’uomo si crea nella sua testa, ha una parte importante, se anche non decisiva”. E’ qui chiaro il carattere attivo delle sovrastrutture, la non identità tra dipendente e passivo” [Eleonora Fiorani, ‘La concezione materialistico-dialettica della cultura’] [(in) Aa.Vv, ‘La polemica Vittorini-Togliatti e la linea culturale del PCI nel 1945-47’, Milano, 1974]