“La concezione complessiva corrisponde propriamente a questo intreccio di statica e dinamica presente nel sistema capitalistico, che ‘si manifesta’ nella crisi. La trattazione della crisi inizialmente discontinua ed apparentemente non sistematica costituisce ancora il metodo per elaborare a livelli di concrezione sempre diversi un contenuto che sembra opporsi in tutta la sua struttura ad un intervento di tipo sistematico. “Nell’esame dell’economia borghese l’importante è questo. Le crisi del mercato mondiale devono essere concepite come la concentrazione reale e la compensazione violenta di tutte le contraddizioni dell’economia borghese. I singoli momenti che si concentrano in questa crisi devono quindi manifestarsi e svilupparsi in ogni sfera dell’economia e quanto più penetriamo in essa, da un lato dobbiamo sviluppare nuove determinazioni di questa contraddizione, dall’altro dimostrare le forme più astratte della medesima come ricorrenti e contenute nelle più concrete” (4). Il passo iniziale della trattazione di questa problematica deve avvenire a questo punto, cioè nello sviluppo delle determinazioni di compra e vendita, e consiste esclusivamente nell’esame accurato della ‘forma astratta della crisi’. L’economia borghese, essendo incorsa nell’equivoco di cui abbiamo parlato prima, non era in grado di giungere a questo modo di considerare. Tuttavia è interessante in questo contesto ricordare che nella discussione della teoria borghese delle crisi, Marx effettua un’altra distinzione oltre a quella essenziale tra teoria classica e volgare. La teoria classica, come abbiamo più volte rilevato si distingue proprio perché tenta, sia pure in parte con mezzi inadatti, di oltrepassare l’apparenza oggettiva, di cui invece la teoria volgare è vittima senza eccezioni. Ciò non esclude tuttavia, come abbiamo già visto nella critica di Marx a Adam Smith e David Ricardo, che la teoria classica sia ricca di elementi dell’economia volgare; al contrario: se la teoria classica non presentasse parziali intersezioni con i teoremi dell’economia volgare, essa non sarebbe più tale, nel senso datole da Marx, ma si identificherebbe con la teoria marxiana. Nella teoria delle crisi tuttavia questa parziale intersezione non c’è e la teoria classica si trasforma in tutto e per tutto in economia volgare. “Queste sono chiacchiere puerili degne di un Say, ma non di Ricardo” (5), scrisse Marx nelle ‘Teorie sul plusvalore'” [Helmut Reichelt, La struttura logica del concetto di capitale in Marx, Roma, 2016] [dal paragrafo ‘Digressione sulla teoria delle crisi’] [(4) ‘Theorien’, cit., Teil 2, p. 506; trad. it. cit., vol II, p. 560; (5) Ivi, p: 498 sgg.; trad. it. cit., vol II, p. 549]