“Grande significato teorico aveva anche, secondo Engels, il fatto che ne ‘Le lotte di classe in Francia’, a differenza degli ideologhi delle altre tendenze socialiste e a differenza del socialismo utopistico con la sua vaga rivendicazione della «comunanza dei beni», Marx aveva scientificamente formulato la sostanza di quelle trasformazioni economiche che il proletariato è chiamato ad attuare, e precisamente: «appropriazione dei mezzi di produzione, loro affidamento alla classe operaia associata e, conseguentemente, eliminazione del lavoro salariato, del capitale e dei rapporti tra essi esistenti» (1). Altre importanti conclusioni ideologiche e politiche sono contenute in un’altra opera di Marx: ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte’. Scritto dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851, esso fu edito da Weydemeyer negli USA. Questo lavoro si distingue non solo per la profondità del contenuto, ma anche per la brillante forma letteraria. Riguardo al suo stile Liebknecht scrisse che in esso si univano «la sdegnosa autorità di Tacito, la carica satirica di Giovenale ed il sacro furore di Dante» (2). Esaminando i presupposti del colpo di Stato di Bonaparte, Marx lo considera una logica conseguenza del processo rivoluzionario che, a differenza della rivoluzione borghese della fine del XVIII secolo, si era sviluppato su linee discendenti. Marx evidenzia l’essenza del bonapartismo, i suoi caratteri distintivi: il barcamenarsi tra le classi, la demagogia sociale, la corruzione, il ricatto. Marx mostra come, pur di conservare il potere effettivo, la borghesia non esiti a cancellare la labile democrazia borghese ed a consegnare il comando ad avventurieri più dichiarati che non disdegnano il ricorso alla violenza, alla sopraffazione ed all’inganno spudorato ai danni delle masse. Marx indica come causa del successo di Bonaparte alle elezioni presidenziali il fatto che egli fosse riuscito a tirare dalla sua parte i contadini, approfittando della loro ristrettezza di vedute, della loro lontananza dalla vita culturale e politica delle città ed infine del culto della personalità di Napoleone I che essi riversavano sul nipote. Al tempo stesso Marx metteva in luce la doppia natura dei contadini, da un lato attaccati al loro pezzetto di terra, dall’altro sempre più schiavi del capitalismo” [E.A. Stepanova, Karl Marx. Breve saggio biografico, Edizioni Progress, Mosca, 1982; traduzione di Saverio Reggio] (pag 133-134) [(1) K. Marx F. Engels, Opere, vol. 7, p. 40; (2) Vospominanija o Markse i Enghelse, cit., p. 97]