“(…) nella prefazione all’edizione inglese del primo volume del ‘Capitale’ (1886), Engels ricordava che dallo “studio della storia economica e della situazione economica inglese” Marx era stato condotto “alla conclusione che, per lo meno in Europa, l’Inghilterra è l’unico paese in cui l’inevitabile rivoluzione sociale possa essere attuata per intiero con mezzi pacifici e legali” (6). Anche Lenin, in uno scritto del 1918, richiamava l’attenzione su queste conclusioni di Marx, mettendo soprattutto in rilievo le forme economiche del possibile passaggio al socialismo in modo pacifico, la possibilità cioè per la classe operaia di “riscattarsi”, in determinate condizioni, dalla borghesia, accettando un compromesso con i gruppi capitalistici più avanzati sotto l’aspetto organizzativo e più spregiudicato politicamente. “Marx – scriveva Lenin – non legava le proprie mani e quelle degli artefici futuri della rivoluzione socialista riguardo alle forme, ai metodi, ai mezzi di fare la rivoluzione, comprendendo benissimo quale quantità di nuovi problemi sorgerebbe allora, come si muterebbe tutta la situazione, come si cambierebbe ‘spesso e fortemente’ nel corso del rivolgimento (…) Marx aveva assolutamente ragione quando insegnava agli operai che era importante serbare l’organizzazione della grande industria  proprio nell’interesse di facilitare il passaggio al socialismo, e che era completamente ammissibile l’idea di ‘pagare bene i capitalisti’, di riscattarsi se (in via di ‘eccezione’: l’Inghilterra era allora un”eccezione’) venivano a crearsi delle circostanze tali da costringere i capitalisti a sottomettersi pacificamente ed a passare al socialismo in maniera colta, organizzata, alle condizioni di riscatto” (7). Non meno importanti sono le indicazioni di Engels, nella sua critica al progetto originario del programma di Erfurt (1891), sulle condizioni politiche che rendono possibile lo sviluppo più o meno pacifico verso il socialismo, e su quelle che pongono invece il problema di demolire la macchina dello Stato. “Si può concepire – scrive Engels – che la vecchia società possa evolvere pacificamente verso la nuova nei paesi in cui la rappresentanza popolare concentra in sé tutto il potere, dove cioè si può fare, in base alla Costituzione, quello che si vuole dal momento che si ha dietro di sé la maggioranza della nazione” (8). L’esemplificazione che segue allarga il quadro delle ‘eccezioni’ (sviluppo pacifico) tra cui è ora compresa, insieme all’Inghilterra e all’America, anche la Francia, che vent’anni prima con la Comune, aveva invece dato l’esempio della distruzione della macchina statale. E’ evidente però che qui Engels si occupa solo di un aspetto della questione, e non si potrebbe quindi legittimamente concluderne che basti la concentrazione del potere negli organi della rappresentanza popolare per garantire lo sviluppo pacifico verso il socialismo (in queste condizioni, dice Engels, “‘si può concepire'”, un tale sviluppo pacifico – “soltanto ‘concepire'”, sottolinea Lenin -): è vero invece che tutta la sua argomentazione mira ad escludere una tale possibilità per quei tipi di Stato che concentrano la maggior parte del potere negli organi esecutivi, come nella Germania dell’epoca, “dove – osserva Engels – il governo è press’a poco onnipotente, dove il ‘Reichstag’ e gli altri organi rappresentativi sono senza potere effettivo”. Ed è proprio da questa tendenza del potere statale a concentrarsi nel potere ‘esecutivo’ (governativo), a rendersi indipendente e a trasformarsi da strumento della società in dominatore e arbitro della sua vita politica, che si forma e si consolida quella macchina dello Stato, militare e burocratica, che la rivoluzione deve spezzare, demolire, distruggere, per potervi sostituire altri organi di potere che siano strumento adeguato ai compiti della nuova società.  A questa conclusione Marx era infatti arrivato, ancor prima dell’esperienza della Comune di Parigi, analizzando nel ’18 Brumaio’ gli insegnamenti della storia francese alla luce degli avvenimenti che avevano portato, con l’instaurazione del Secondo Impero, alla vittoria del potere esecutivo sul potere legislativo e parlamentare. Lo sviluppo del potere esecutivo non ha di per sé carattere reazionario. Marx ricorda come questo potere si sia costituito in Francia nel periodo della monarchia ed abbia avuto inizialmente una importante funzione progressiva giacché aveva aiutato a rendere più rapida la caduta del sistema feudale. Tutti i successivi rivolgimenti politici avevano poi continuato ad accrescere questo potere fino a dar vita ad una enorme organizzazione burocratica e militare, ad uno “spaventoso corpo parassitario che avvolge come un involucro il corpo della società francese e ne ostruisce tutti i pori” (9). Nello stesso tempo si era sempre più accentuato “il carattere puramente repressivo del potere dello Stato”, che si era sempre più trasformato in uno “strumento di dispotismo di classe”: in tal modo quello stesso potere statale che era stato per la borghesia “strumento della propria emancipazione dal feudalesimo” diventava ora strumento per l’asservimento del lavoro al capitale” (10). Si tratta quindi di un processo complesso, in cui si intrecciano i motivi più diversi, politici ed economici, giuridici e culturali, e Marx nei suoi scritti storici – da ‘Le lotte di classe in Francia’ al ’18 Brumaio’ e a ‘La guerra civile in Francia’ – ce ne ha lasciato una analisi metodologicamente esemplare che mostra tutti i contraccolpi del movimento politico sulla situazione economica e il prevalere in definitiva di quest’ultima con le sue insopprimibili esigenze” [Valentino Gerratana, ‘La teoria marxista dello Stato e la via italiana al socialismo’, Rinascita, Roma, 8-9, agosto-settembre 1956] [(6) Marx, Il Capitale, vol. I, 1. Edizioni Rinascita, Roma, 1951, pag. 38. “Certo egli non ha dimenticato di aggiungere – continua Engels – che difficilmente si aspettava che le classi dominanti inglesi si sarebbero assoggettate a tale rivoluzione pacifica e legale senza una ‘proslavery rebellion'”; (7) Lenin, Opere scelte, vol II. cit. pagg. 684-5. Lenin concludeva a questo proposito che quelle forme di “riscatto”, da Marx giudicate possibili per la classe operaia inglese nel secolo XIX, a maggior ragione potevano essere utilizzate dalla classe operaia già al potere (…); (8) Marx-Engels, ‘Critique des programmes de Gotha et d’Erfurt’, Editions sociales, 1950, pag. 86; (9) Marx, ‘Il 18 Brumaio’, Edizioni Rinascita, Roma, 1954, pag 108; (10) Marx, ‘La guerra civile in Francia’, Edizioni Rinascita, Roma, 1950, pagg. 69-71] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]