“La folgorante asserzione di Marx sulla filosofia: “I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo; si tratta di trasformarlo” (1), viene intesa spesso in modo unilaterale: come un rigetto radicale della filosofia e un appello a superarla, mettendo al suo posto il “socialismo scientifico”. Quello che simili interpretazioni non tengono in conto è che l’idea che Marx ha di questa ‘Aufhebung’ (superamento) non corrisponde a un puro e semplice spostamento teorico dalla filosofia alla scienza, ma a un programma pratico complesso, che per essere realizzato richiede necessariamente l’unità dialettica tra “l’arma della critica” e “la critica delle armi” (2); questo significa che la filosofia resta parte integrante della lotta per l’emancipazione. Come scrive Marx: “Voi non potete soppiantare la filosofia senza realizzarla” (3) il che non può avvenire sul mero terreno della scienza, ma solo nella realtà pratica o nella prassi sociale – che comprende naturalmente il contributo della scienza. Inoltre, la frase da cui siamo partiti non può essere separata dall’affermazione marxiana sulla necessità del nesso reciproco tra questa “realizzazione della filosofia” e il proletariato. Poiché “come la filosofia trova nel proletariato le sue armi naturali, così il proletariato trova nella filosofia le sue armi spirituali… La filosofia non può realizzarsi senza la soppressione del proletariato, il proletariato non sopprimersi senza la realizzazione della filosofia” (4). I due lati di questa interazione dialettica reggono o cadono insieme, secondo Marx” [Istvan Meszaros, Marx “filosofo”. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1978] [(1) K. Marx, Tesi su Feuerbach (primavera 1845), in K Marx F. Engels, Opere, vol. 5, Roma, 1972, p. 5; (2) Cfr. K. Marx, Per la critica della filosofia hegeliana del diritto. Introduzione (dicembre 1843 – gennaio 1844), in Marx Engels, Opere, cit., vol 3, p. 197; (3) Ibid., p. 196; (4) Ibid., pp. 203-4]