“I primi scritti riguardanti il marxismo apparvero su “Società” fra il 1951 e il 1955. Non erano saggi storiografici, bensì metodologici, nei quali l’assillo teoretico è più palese che negli scritti successivi. Se ne comprende la ragione se li si mette in rapporto sia con la giovane età del Procacci, sia con i temi delle sue prime ricerche. Queste riguardavano le origini del capitalismo in Francia ed erano incentrate sui mutamenti delle strutture economiche e della composizione sociale della Normandia nella prima metà del Cinquecento e sul rapporto fra le lotte sociali e la penetrazione del protestantesimo nella Guienna nello stesso periodo. Due temi cruciali per un modernista in formazione, per cui non può sorprendere lo sforzo di approfondire lo studio del ‘Capitale’ e la condivisione degli indirizzi metodologici e delle analisi storiche in esso contenuti. Quelle ricerche confluirono nel volume ‘Classi sociali e monarchia assoluta nella Francia della prima metà del secolo XVI’, pubblicato da Einaudi nel 1955. Esso fu il primo bersaglio della rassegna di Rosario Romeo sulla ‘Storiografia politica marxista’ pubblicata nel numero di agosto-settembre 1956 della rivista ‘Nord e Sud’ [poi in ‘Risorgimento e capitalismo’, Bari, 1959, ndr]. Citando i due saggi apparsi su “Società” nel 1951, Romeo parlava di “pretenzioso dottrinarismo” (17). Forse un Procacci più maturo non avrebbe formulato il proprio indirizzo metodologico nel modo e con la perentorietà con cui l’aveva fatto nel secondo dei due saggi. Infatti, riassumendo le conclusioni della rassegna storiografica sui temi della sua ricerca francese pubblicata in precedenza, egli dichiarava: “L’assenza di una teoria scientifica della conoscenza storica, quale solo il marxismo-leninismo può dare, ha implicato gravi sfasamenti nel campo della ricerca e della ricostruzione storica” (18). E non avrebbe neppure iscritto le proprie ricerche in una visione del marxismo così ristretta, normativa e vincolante come quella enunciata a conclusione del saggio, dove compare una dichiarazione di metodo altrettanto perentoria: “Cogliere la dialettica delle classi nel suo farsi (…) è in sostanza l’unica maniera di ricostruire un processo storico nella sua realtà” (19). Ma il modo in cui Procacci maneggiava la concezione materialistica della storia non era riducibile, fin da allora, allo schema delle “lotte di classe”. Quest’ultimo guidava la ricostruzione ‘genetica’ del mutamento, ma, nello svolgimento della ricerca, le “lotte di classe” si prospettavano come un complicato processo nel quale non sarebbe stato possibile cogliere il ‘novum’ applicando un paradigma rozzamente classista. In breve, nel “marxismo-leninismo” dichiarato del giovane Procacci la lezione di Marx era già filtrata, sia pure in modo non univoco, dall’influenza di Labriola e di Gramsci. Se ne potrebbero fornire molti esempi” [Les liaisons dangereuses. Gli studi di storia del marxismo’ di Giuseppe Vacca] [(in) ‘La passione della storia. Scritti in onore di Giuliano Procacci’, Roma, 2006,  a cura di Francesco Benvenuti Sergio Bertolissi, Roberto Gualtieri Roberto Pons] [(17) R. Romeo, Risorgimento e capitalismo’, Laterza, Bari, 1959, p. 13; (18) G. Procacci, ‘Lotte di classe in Francia sotto l’ancien régime (1484-1559)’, in ‘Società’, 1951.3 p. 416; (19) Ivi, p. 443]