“Può aver contribuito alla nascita del revisionismo la famosa introduzione di Engels alle ‘Lotte di classe in Francia’, nella quale egli, poco prima di morire, esprimeva un giudizio pessimistico sulle possibilità di insurrezioni armate nelle città e attribuiva un valore positivo ai successi elettorali del partito socialdemocratico tedesco? Bisogna riconoscere che Colletti si esprime con cautela a questo proposito: egli ammette (introduzione a Bernstein, pp. XI e LXXVII) che da quella introduzione di Engels al vero e proprio revisionismo c’è ancora un passo da compiere, cioè la trasformazione in «strategia» di quella che Engels aveva presentato semplicemente come una «tattica». E tuttavia, anche qui l’esposizione di Colletti contiene una tendenziosità antiengelsiana, visibile, prima di tutto, nel fatto che stranamente Colletti non menziona nemmeno di sfuggita il ben noto fatto che l’introduzione di Engels dovette essere notevolmente tagliata per riuscire accettabile ai dirigenti socialdemocratici tedeschi (ed Engels, come risulta dalla lettera del 3 aprile 1895 a Lafargue, considerava quei passi come essenziali al proprio discorso). In realtà quell’introduzione non pone affatto come mèta al proletariato tedesco la conquista pacifica del potere per via elettorale, ma la crescita del partito nella legalità per affrontare da posizioni di forza l’inevitabile stretta finale nel momento in cui la borghesia stessa abbandonerà il terreno della competizione pacifica; e, più in generale, pone il problema di una «rivoluzione di maggioranza», nella quale la classe operaia intera, e non una sua avanguardia ristretta, sia in grado di conquistare e gestire il potere. La soluzione indicata da Engels non può non apparire semplicistica oggi, dopo l’esperienza (che mancava ad Engels) dell’enorme capacità di assorbimento e di neutralizzazione «pacifica» che il capitalismo avanzato possiede nei riguardi della classe operaia. Ma il problema rimane aperto (…)” (pag 115) [Sebastiano Timpanaro, ‘Engels, materialismo, «libero arbitrio»’, Quaderni Piacentini, Piacenza, n. 39, novembre 1969, pag 86-122]