“In una lettera a Paul Lafargue, scritta da Engels l’11 agosto 1884, si legge: «Marx protesterebbe contro l’ideale politico, sociale ed economico che voi gli attribuite. Quando si è uomini di scienza, non si hanno ideali, si elaborano risultati scientifici, e quando si è, inoltre, uomini di partito si combatte per metterli in pratica. Ma quando si ha un ideale, non si può essere uomini di scienza poiché si ha un partito preso in anticipo». Da questo brano risulta limpidamente, che secondo Engels, Marx concepiva la scienza della società – dunque la sociologia – a immagine e somiglianza della scienza della natura e che riteneva essenziale la distinzione, tipicamente positivistica, fra proposizioni descrittive e proposizioni normative. Senza tale distinzione, la ricerca scientifica sarebbe viziata alla radice poiché, invece di enucleare le leggi oggettive della realtà, si farebbe deviare da pregiudizi etico-politici. Ciò è confermato da numerosi luoghi in cui Marx afferma in modo inequivocabile ce la scienza storico-sociale deve essere libera da giudizi di valore. Nel ‘Capitale’ egli parla di «’leggi e tendenze’ operanti ed effettuantesi con bronzea necessità» e dichiara di concepire «lo sviluppo della formazione economica della società come un processo di storia naturale» (1). Nell’ ‘Ideologia tedesca’ afferma che «il comunismo non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ‘ideale’ al quale la realtà dovrà conformarsi. Il comunismo (è) il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente (2). Infine nel ‘Manifesto’ si legge che «le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto sopra idee, sopra principi che siano stati inventati o scoperti da questo o quel rinnovatore del mondo. Esse sono soltanto espressioni generali di rapporti effettivi di una lotta di classe già esistente, di un movimento storico (in svolgimento)» (3). Di qui la nota tesi marxiana, secondo cui «la classe operaia non ha da realizzare ideali» (4). La sua meta – la distruzione dell’ordine esistente e la costruzione della società comunista – è dettata dalle leggi oggettive del processo storico. Conseguentemente, ogni «dover essere» è bandito come «descrizione fantastica (di una) nuova Gerusalemme» (5) e «ricetta per le cucine dell’avvenire». Da tutto ciò risulta che Marx si considerava lo scopritore delle leggi oggettive della società capitalistica, l’autore di un’opera scientifica analoga a quella di Darwin (al quale, non a caso, avrebbe dedicato il ‘Capitale’). Risulta altresì che ciò che egli chiamava «socialismo scientifico» non intendeva essere un programma etico – politico, bensì la descrizione ‘wertfrei’ (a) di un processo storico oggettivo” (pag 92-93) [Luciano Pellicani, ‘Liberare Marx da Marx’, Mondo Operaio, Roma, n. 12, dicembre 1983] [(1) K. Marx, ‘Il capitale’, Editori Riuniti, Roma, 1957, vol. I, 1, p. 18; (2) K. Marx F. Engels, ‘L’Ideologia tedesca’, in ‘Opere complete’, Editori Riuniti, Roma, 1970, e ss., vol. V, p. 34; (3) K. Marx F. Engels, ‘Manifesto del Partito comunista’, in ‘Opere complete’, cit., vol. VI, pp. 498-499; (4) K. Marx, ‘La guerra civile in Francia’, in ‘Opere scelte’, Editori Riuniti, Roma, 1969, p: 913; (5) K. Marx ‘Manifesto’, cit., pp. 515-516] [(a) senza pregiudizi, ndr]