“In ‘Po e Reno’ del 1859 (Engels) aveva individuato con 58 anni d’anticipo Caporetto tra i punti di sfondamento per dilagare nella pianura padana. E il Belgio, molto tempo prima del piano Schlieffen messo a punto nel 1905, come il passaggio da cui invadere la Francia. La precoce lucidità dell’analisi traspare da questa visione strategica: “Ancor più del Belgio, l’Italia settentrionale è da secoli il campo di battaglia sul quale tedeschi e francesi hanno combattuto le guerre che li hanno visti di fronte. Il possesso del Belgio e della valle del Po è, per chi attacca, la condizione necessaria sia per un’invasione tedesca della Francia, sia per un’invasione francese della Germania: soltanto questo possesso rende completamente sicuri i fianchi e le spalle dell’invasore. Soltanto il caso di una neutralità assolutamente certa di questi paesi potrebbe costituire un’eccezione; e ciò fino ad ora non si è verificato” [F. Engels (1)] Aveva persino immaginato l’aggiramento della linea del Piave, che agli austro-germanici non è invece riuscito. (…) Alla traduzione italiana degli scritti militari di Engels si oppose allora Filippo Turati, obiettando “che la nazione armata e l’istruzione ginnastico militare di tutta l’adolescenza dei popoli par fatta per rinforzare anziché indebolire il pregiudizio patriottico e militare” [Giano Accame, ‘Socialismo e tricolore’] [(in) ‘A 90 anni dalla Grande Guerra. Arte e memoria. Gate Termini Art Gallery, Roma, 17 marzo-31 luglio 2005’, Roma, 2005, a cura di Giano Accame e Claudio Strinati] [(1) K. Marx F. Engels, Sul risorgimento italiano, K. Marx F. Engels, Opere scelte]
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- Articolo pubblicato:1 Marzo 2015