“Assai significativi ancora, sono gli articoli pubblicati da Marx nella ‘New York Daily Tribune’, in occasione della crisi russo-turca che culminerà nella guerra di Crimea (1853). Marx ed Engels presero decisamente posizione a favore di un intervento militare dell’Inghilterra contro la Russia, baluardo della reazione europea, in difesa della Turchia. L’atteggiamento di Cobden, capo del movimento pacifista contrario all’intervento, venne bollato da Marx come espressione di «tutta la calcolata viltà del bottegaio» (7). L’atteggiamento era mosso dalla convinzione, che lo accompagnò per tutta la vita, che la Russia fosse il principale ostacolo allo sviluppo della potenza industriale ed economica europea, e – conseguentemente – allo sviluppo del movimento operaio. Un terzo e ultimo esempio, anche questo denso di implicazioni, è l’atteggiamento preso da Marx allo scoppio della guerra franco-prussiana. «Se vincono i prussiani – scrivono Marx ed Engels – l’accentramento dello ‘state power’ sarà utile per l’accentramento della classe operaia tedesca». «Se vince la Germania – ribadisce Engels – l’eterno litigio per la creazione dell’unità tedesca è eliminato, (e) gli operai tedeschi potranno organizzarsi su una scala ben diversamente nazionale che non prima» (8)” (pag 118-119) [Luciano Albanese e Mauro Fraioli, ‘La sinistra e il pacifismo’, Mondo Operaio, Roma, n. 11 novembre 1983] [(7) Marx Engels, Opere complete, vol. XII, Roma, p. 284; (8) Id, ‘Carteggio, vol. VI, Roma, 1953, pp. 99 e 131]