‘Tutta la critica che nella ‘Questione ebraica’ Marx rivolge ai diritti dell’uomo e del cittadino proclamati dalle costituzioni borghesi si muove in questo senso. La libertà, che secondo la Dichiarazione del 1791 «consiste nel poter fare tutto quello che non nuoce agli altri» è per Marx puramente negativa, è la libertà dell’uomo «in quanto monade isolata e ripiegata se se stessa» (Marx, ‘La questione ebraica’, 1961, pag 71), perché non si fonda sul legame dialettico e per così dire consustanziale dell’uomo con tutti i suoi simili, bensì sulla sfera dell’autonomia del singolo rispetto a tutti gli altri. «Il diritto dell’uomo alla libertà – commenta Marx – si basa non sul legame dell’uomo con l’uomo, ma piuttosto sull’isolamento dell’uomo dall’uomo. Esso è il diritto a tale isolamento, il diritto dell’individuo limitato, limitato a se stesso» (Ivi, pag 72). (…) Tale critica di Marx non è confinata agli scritti giovanili di Marx (Questione ebraica, ecc.) ma viene ribadita in tutto l’arco della sua opera (per es. Il Capitale). (…) Non meno negativo è l’atteggiamento di Marx verso un altro pilastro della società liberale: la rappresentanza. La critica intransigente verso il principio della rappresentanza politica si manifesta presto nello sviluppo intellettuale di Marx. Già nel 1842 egli scriveva: «Essere rappresentato è in generale qualcosa di meschino; solo ciò che è materiale, senza spiritualità, eteronomo, insicuro, ha bisogno di rappresentanza: ma nessun elemento dello Stato può essere materiale, senza spiritualità, eteronomo, insicuro» (D. Zolo, I marxisti e lo Stato, antologia a cura di Zolo, 1977, pag 7). (…) Nella società borghese tutto si presenta scisso: il singolo viene a trovarsi in contrasto e in lotta con tutti gli altri, la totalità si disintegra nelle parti, il particolare si separa dall’universale, l’uomo sociale dall’uomo politico, il borghese dal cittadino. «Nella repubblica come forma semplicemente particolare di Stato, l’uomo politico ha la sua peculiare esistenza accanto all’uomo non politico, all’uomo privato. La proprietà, il contratto, il matrimonio, la società civile appaiono qui (…) come dei modi di ‘esistenza particolari’ accanto allo Stato ‘politico’, come il ‘contenuto’ di cui lo ‘Stato ‘politico’ è la relativa ‘forma organizzatrice’» (Marx, ‘Opere filosofiche giovanili’, Roma, 1960, pag 109). (…) La critica marxiana della Rivoluzione francese. Marx nell’analisi della Rivoluzione francese si rifà nelle sue grandi linee allo schema esplicativo di Hegel (1). La grande rivoluzione ha sì innalzato gli affari dello Stato ad affari di tutto il popolo, ha sì spezzato tutti i ceti, le corporazioni, le arti, i privilegi, che erano altrettanto espressioni della separazione del singolo dalla comunità; ha sì soppresso il carattere politico della società civile e ha creato per la prima volta l’idea e La realtà di una sfera politica universale, alla quale tutti partecipano indipendentemente dalla propria condizione sociale. Ma poiché la Rivoluzione non ha riplasmato profondamente la società civile, poiché non ha soppresso i particolarismi e le tensioni della sfera sociale divenuta ormai società borghese moderna, essa ha prodotto un universale del tutto apparente che altro non è che, di nuovo, che la somma di infinite particolarità, ciascuna racchiusa nella propria sfera e dedita ai propri privati interessi. L’abbattimento del giogo politico feudale è stato in realtà l’abbattimento dei legami che tenevano vincolato lo spirito egoista della società civile, sicché ora il borghese è il vero volto e il vero contenuto del cittadino. «Quest’uomo, il membro della società civile – borghese, è ora la base, il presupposto dello Stato politico» (Marx, ‘La questione ebraica’, p. 77). Lo Stato ha un solo vero contenuto, non il suo “astratto” egualitarismo e universalismo, bensì la società civile-borghese e ha un solo compito, quello di garantirne il meccanismo di funzionamento e di sviluppo’ (pag 129-130) [nota (1): uno dei pochi che hanno rilevato la stretta affinità tra il giudizio di Hegel e quello di Marx sulla rivoluzione francese, è S. Avineri, ‘Il pensiero politico e sociale di Marx’, 1972, p. 238)
[Giuseppe Bedeschi, ‘Marx e la libertà dei moderni’. (Saggi e dibattiti), Mondo Operaio, n. 10, ottobre 1979, pag 125-134]