“Lo spontaneismo per Lenin aveva una funzione nella fase primitiva della storia del movimento operaio quando l’agitazione e l’azione pratica erano esclusiva forma di espressione. A mano a mano che il movimento procede, l’elemento cosciente diventa tanto importante quanto il movimento politico ed economico. Dice Lenin: «Secondo Engels esistono non due forme della grande lotta socialdemocratica (politica ed economica) – come si pensa abitualmente fra noi – mentre, si pone accanto a questo, anche la lotta teorica», (cita la prefazione alla ‘Lotta dei contadini tedeschi’, di Marx). L’elemento strumentale risalta meglio in successive affermazioni di Lenin in cui si dice che: «ogni sottomissione alla spontaneità del movimento operaio, ogni restrizione della funzione dell'”elemento cosciente”, della funzione della socialdemocrazia significa di per sé – lo si voglia o no – un rafforzamento dell’influenza della ideologia borghese sugli operai. Tutti coloro che parlano di “sopravvalutazione dell’ideologia”, di esagerazione della funzione dell’elemento cosciente, ecc. immaginano che il movimento puramente operaio sia di per sé in grado di elaborare. Ed elabori in realtà una ideologia indipendente; che ciò che più conta sia che gli operai “strappino dalle mani dei dirigenti le loro sorti”. Ma questo è un profondo errore». Qui Lenin si rifà – condividendolo – a un pensiero di Kautsky: «Parecchi dei nostri critici revisionisti immaginano che Marx abbia affermato che lo sviluppo economico e la lotta di classe non soltanto creano le condizioni della produzione socialista, ma generano anche direttamente la scienza [sottolineato da C. Kautsky] della sua necessità. Ed ecco questi critici obiettare che il paese del più avanzato sviluppo capitalista, l’Inghilterra, è il più estraneo, fra tutti i paesi moderni, a questa coscienza. In base al progetto si potrebbe chiedere che anche la commissione la quale ha elaborato il programma austriaco condivida questo punto di vista sedicente marxista ortodosso che viene confutato nel modo su indicato. Il progetto dice: “Quanto più lo sviluppo capitalistico rafforza il proletariato, tanto più è costretto e ha ha la possibilità di lottare contro il capitalismo. Il proletariato giunge ad aver coscienza della possibilità e della necessità del socialismo. La coscienza socialista sarebbe; per conseguenza, il risultato necessario, diretto della lotta di classe proletaria. Ma ciò è completamente falso. Il socialismo, come dottrina, ha evidentemente le sue radici nei rapporti economici contemporanei al pari della lotta di classe del proletariato; esso deriva, al pari di quest’ultima, dalla lotta contro la miseria e dall’impoverimento delle masse generati dal capitalismo; ma socialismo e lotta di classe nascono uno accanto all’altro e non uno dall’altra; essi sorgono da premesse diverse. La coscienza socialista contemporanea non può sorgere che sulla base di una profonda conoscenza scientifica. Infatti, la scienza economica contemporanea, è, al pari della tecnica moderna, una condizione della produzione socialista, e il proletariato, per quanto lo desideri, non può creare né l’una né l’altra; la scienza e la tecnica sorgono entrambe dal processo sociale contemporaneo. Il detentore della scienza non è il proletariato, ma sono gli intellettuali borghesi [sottolineato da C.K.]: anche il socialismo contemporaneo è nato nel cervello di alcuni membri di questo ceto, ed è stato da essi comunicato ai proletari più elevati per il loro sviluppo intellettuale, i quali in seguito lo introducono nella lotta di classe del proletariato, dove le condizioni lo permettono. Or dunque, la coscienza socialista è un elemento importato nella lotta di classe del proletariato dall’esterno (von Aussen hineingetragenes), e on qualche cosa che ne sorge spontaneamente (urwüehsig). Il vecchio programma di Hainfeld diceva dunque molto giustamente che il compito della socialdemocrazia è di introdurre nel proletariato (letteralmente: di riempire il proletariato) la coscienza della sua situazione e della sua missione. Nessun bisogno esisterebbe di far questo se questa coscienza emanasse da sé della lotta di classe. Il nuovo progetto ha ripreso questa tesi del vecchio programma e l’ha sovrapposta alla tesi sopracitata. Ma ciò ha completamente interrotto il corso del pensiero…». A queste parole di Kautsky, Lenin aggiunge: «Dal momento che non si può parlare di una ideologia indipendente, elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro movimento, la questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o ideologia socialista. Non c’è via di mezzo (poiché l’umanità non ha creato una “terza” ideologia e, d’altronde, in una società dilaniata dagli antagonismi di classe, non potrebbe mai esistere una ideologia al di fuori o al di sopra delle classi). Perciò ogni diminuzione dell’ideologia socialista, ogni allontanamento da essa implica necessariamente un rafforzamento dell’ideologia borghese. Si parla della spontaneità; ma lo sviluppo spontaneo del movimento operaio porta a subordinarlo alla ideologia borghese; esso procede precisamente secondo il programma del “Credo”, perché il movimento operaio spontaneo è il trade-unionismo, la Nur-Gewerkschaftlerei, ed il trade-unionismo è l’asservimento ideologico degli operai alla borghesia. Perciò il nostro compito, il compito della socialdemocrazia consiste nel combattere la spontaneità» (195)” (pag 225-227) [(195) OS, I, p. 167-168] [Ruggero Orfei, ‘Marxismo e umanesimo’, Coines edizioni, Roma, 1970]  [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]