“Come abbiamo più volte ricordato, Feuerbach e poi Marx hanno criticato l”inversione di soggetto e predicato’, presupposto della ‘logica’ hegeliana, sostenendo che bisogna invece ritornare alle ‘cose singole’, all’ ‘individualità delle cose reali’ di cui i predicati sono solo delle astrazioni. Potremmo dire che c’è in questa critica l’esigenza di recuperare una posizione «normale» di partenza (in certo modo quella stessa del «senso comune»), in cui il ‘soggetto’ sono le cose, e i ‘predicati’ sono i concetti, i pensieri sulle cose. (…) La posizione di Hegel, in fondo, lascia le «cose» ‘come sono’, e ‘le vede’ soltanto ‘in un altro modo’, cioè come ‘poste’ dall’universale; ma così facendo, allo stesso tempo, le ‘assolutizza’ perché ciascuna diventa una specificazione dell’universale e quindi della razionalità immanente alla realtà. In questo si presenta un «rischio politico», che si manifesta soprattutto quando Hegel parla delle istituzioni dello Stato; ed è questo appunto il pericolo che Marx segnala nel discorso hegeliano. Cioè, cosa fa Hegel? Prende le istituzioni dello Stato prussiano e le deduce come derivazioni razionali dell’universale, ‘lo Stato’ che si deve dare certe determinazioni e non altre. Ora, guarda caso, queste determinazioni razionali dello ‘Stato’ sono proprio quelle già presenti realmente nella forma dello Stato prussiano, le quali però in questo modo vengono ‘assolutizzate’, e quindi ‘viste’ come determinazioni assolutamente razionali dell’idea di Stato. Dunque l’inversione di soggetto e predicato, operata dalla preposizione speculativa, è anche una ‘assolutizzazione’ di ciò che c’è, dell’elemento empirico che viene così innalzato alla razionalità dell’universale: è un ‘legittimare come razionale l’esistente’. Ecco il perché della famosa «tesi» di Marx che i filosofi finora han visto in modi diversi il mondo, ma ciò che veramente conta non è solo interpretare la realtà, bensì cambiarla (8). In tutte le filosofie speculative, nel loro tentativo di comprensione e razionalizzazione del reale, si cela quindi il pericolo di una legittimazione dell’esistente. A questo riguardo ci sono, nelle opere del giovane Marx dal 1843 in poi, delle pagine molto importanti che rappresentano una delle più puntuali critiche a Hegel, perché in esse, superando il discorso di Feuerbach sull’inversione di soggetto e predicato, si fa il passo avanti di vedere il rischio politico implicito in tale inversione. C’è da notare che il giovane Marx era stato un hegeliano fervente e aveva aderito proprio alla predicazione speculativa. (…)” (pag 50-51) [Mario Cingoli, ‘Hegel. Lezioni preliminari’, Ed. Ghibli, Milano, 2000; ‘La critica di Marx’, cap. 8] [(1) Cfr. di Karl Marx, la XI delle “Tesi su Feuerbach”, in MEOC, vol. V, a cura di F. Codino, Roma, Ed. Riun., 1972, p. 5]