“In occasione del centenario de ‘Il Capitale’, la Vallecchi ha edito tempo fa, in un agile volumetto dal titolo ‘1867-1967: Un secolo di marxismo’ le conferenze organizzate dall’Unione Italiana per il Progresso della Cultura e tenute da V. Frosini, C. Harmel, B. Leoni, K. Papaioannou, E. Voegelin. Si tratta di una serie di critiche rivolte da studiosi in prevalenza liberali all’autore de ‘Il Capitale’ e riguardanti gli aspetti teorici e pratici delle dottrine ivi contenute. La raccolta non manca di critiche acute, come vedremo, ma purtroppo è sovente inficiata da un astio polemico ingiustificato sia sul piano scientifico che su quello storico. Ne è prova il discorso di B. Leoni, il quale non riesce a vedere niente nelle teorie economiche marxiane che non sia pseudoscienza, mistificazione, malafede di ricercatore. Significativo il giudizio perentorio con il quale egli conclude il suo breve excursus de ‘Il Capitale’, definito «una discutibile accusa ed una ancor più discutibile profezia; ma non una teoria economica degna di questo nome e men che meno un modello utilizzabile per il preteso conseguimento, ad opera dei lavoratori, del cosiddetto prodotto integrale del proprio lavoro». Esempio, questo, di polemica culturale non certo corretta. Il Leoni tratta i concetti di valore-lavoro e di plusvalore con una sufficienza veramente degna del peggior Pareto, senza compiere alcuno sforzo per intenderne l’esatto significato ideologico e la collocazione storica. Anche economisti come Roll e Schumpeter ritengono, come lui, a ragione o a torto, che le teorie del valore-lavoro e del plusvalore non servano molto all’analisi concreta di precisi fatti sociali. Ma il Roll riconosce che il marxismo rappresenta la conclusione di tutto un modo di ragionare proprio della concezione classica e non una gratuita esasperazione di ipotesi accennate da Smith e da Ricardo; e non sottovaluta l’importanza del principio marxistico che «la identità della produzione e del consumo esiste soltanto se noi ignoriamo la funzione mediatrice svota fra di essi dai rapporti sociali». E, dal canto suo, lo Schumpeter tributa un ancor più profondo riconoscimento all’autore de ‘Il Capitale’, laddove in ‘Capitalismo, democrazia, socialismo’ afferma che Marx «fu il primo grande economista che capí ed insegnò in modo sistematico come la teoria economica possa trasformarsi in analisi storica e il racconto storico in “histoire raisonné”». Ciò che per l’appunto manca completamente nel Leoni è la consapevolezza di quanto sia stato valido e originale quel criterio della storicità che Marx introdusse nell’analisi dei fatti economici e che lo portò ad intuire l’esistenza di movimenti ciclici. Merito, questo, che ormai tutti gli storici dell’economia … tranne il compianto Leoni gli riconoscono” (pag 83-84) [Dino Confrancesco, ‘Appunti sull’ideologia. Marxismo e libertà’, Marzorati editore, Milano, 1968]