“La critica ‘francese della società’ possiede almeno in parte il grande pregio di aver riscontrato le contraddizioni e l’innaturalità della vita moderna non soltanto in rapporto alla situazione di classi particolari, ma in rapporto a tutte le zone e forme delle relazioni odierne, e di averne parlato inoltre con un immediato calore di vita, una ricca visione del contenuto, una finezza da gente di mondo e un’audace originalità di spirito, quali invano si cercherebbero in ogni altra nazione. Si confrontino ad esempio le esposizioni critiche di Owen e di Fourier, quando trattano della vita di relazione, per farsi un’idea di tale superiorità dei francesi. Non sono affatto soltanto gli scrittori francesi propriamente «socialisti», quelli presso i quali si deve cercare la descrizione critica delle condizioni sociali: sono scrittori di ogni sfera della letteratura, ma specialmente romanzieri e memorialisti. Darò ora un esempio di questa critica francese tramite alcuni brani sul «’suicidio’» tolti da «mémoires tirés de archives de la police etc. par Jacques ‘Peuchet’, il quale esempio mostrerà anche quanto sia fondata la fantastica idea dei borghesi filantropici secondo cui si tratterebbe soltanto di dare un po’ di pane e un po’ di istruzione ai proletari secondo cui nell’attuale assetto della società starebbe male solamente l’operaio, ma per il resto il mondo presente sarebbe il migliore dei mondi. Come in molti dei pratici francesi più anziani, ora quasi scomparsi, che hanno sperimentato i numerosi rivolgimenti verificatisi a partire dal 1789, le numerose illusioni, gli entusiasmi, le costituzioni, i dominatori, le sconfitte e le vittorie, così in Jacque Peuchet la critica dei presenti rapporti di proprietà, di famiglia e degli altri rapporti privati, in una parola della ‘vita privata’, appare il risultato necessario delle proprie esperienze politiche. Jacques Peuchet (nato nel 1758) passò dalle belle lettere alla medicina, dalla medicina alla giurisprudenza, dalla giurisprudenza all’amministrazione e alla polizia. Prima che scoppiasse la Rivoluzione francese lavorò con l’abate Morellet a un ‘dictionnaire du commerce’ (…). Peuchet solo per breve tempo fu un sostenitore della Rivoluzione francese; assai presto passò al partito monarchico, ebbe per un certo periodo la direzione della “Gazette de France” (…)” (pag 568-569) [K. Marx, ‘Peuchet: del suicidio’, in K. Marx F. Engels, Opere. Volume 4. Scritti 1844-1845, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2021]