“Ancora embrionalmente e in modo grezzo, Marx già nel primo manoscritto del ’44 notava la ‘funzione’ della precoce mortalità operaia nell’ambito di un’economia capitalistica: “L’aumento del salario reca con sé un ‘eccesso di lavoro’ per gli operai. Quanto più vogliono guadagnare tanto più debbono sacrificare il loro tempo e privandosi completamente di ogni libertà compiere un lavoro da schiavi al servizio della avidità altrui. Inoltre, la durata della loro vita viene in questo modo accorciata. Questo accorciamento della durata della loro vita è una circostanza favorevole per la classe degli operai nel suo complesso, perché a causa di ciò si rende necessaria una sempre nuova domanda. Questa classe deve sacrificare sempre una parte di se stessa, per non andare tutta in rovina”. Più concretamente si muovono le molte pagine del ‘Capitale’ in cui si analizza la “mortalità operaia”, la disuguaglianza nella morte oltre che nella vita.” (in Fabio Giovannini, La morte rossa. I marxisti e la morte, 1984)