“Marx è consapevole del fatto che i capitalisti scelgono sul mercato in base ai prezzi, disinteressandosi dei valori e sa bene che, di regola, i prezzi divergono dai valori: «Il fatto che le merci vengano vendute o non vengano vendute ai loro valori, quindi la determinazione del valore presa di per sé, non ha importanza alcuna per il singolo capitalista. Tale determinazione dei valori à a priori qualche cosa che si svolge dietro le sue spalle in forza di rapporti che non dipendono da lui, poiché non sono i valori, ma i prezzi di produzione divergenti dai valori, che costituiscono in ogni sfera di produzione i prezzi medi regolatori» (19). La divaricazione tra valori e prezzi, sulla quale si concentrò fin dall’inizio l’attenzione dei critici del ‘Capitale’, anziché costituire un problema, è per Marx ‘una conferma’ della corretta applicazione del metodo hegeliano: raggiunta l’essenza (i valori), i fenomeni di superficie (i prezzi) dovranno ‘contraddire’ ciò che si trova a livello dell’essenza. I valori sono il meccanismo nascosto che regola le apparenze di superficie. Il fenomeno ‘superficiale’ della concorrenza non mostra la determinazione del valore che in realtà gestisce le grandezze economiche sul mercato: «Ma quello che la concorrenza non mostra è la determinazione del valore, da cui dipende il movimento della produzione; ossia i valori che si nascondono dietro i prezzi di produzione e li determinano in ultima istanza» (20). Senza spingersi oltre le ‘apparenze, senza raggiungere l’ ‘essenza’ che sta dietro di esse, si rimane invischiati in un mondo falso, nel quale ciò che appare è l’esatto contrario di quanto accade nel meccanismo reale (…)” (pag 122-123) [Massimo Mugnai, Il ‘mondo capovolto’. Il metodo scientifico nel ‘Capitale’ di Marx’, Edizioni della Normale, Pisa, 2021] [(19) Marx, Il Capitale, III, p. 990; (20) Ibid., p. 255]