“Nel campo della teoria storica si sosteneva il dovere di esaminare a fondo e superare l’interpretazione di un ruolo o posizione particolare della Germania nella storia europea, cioè che nella storia tedesca sono valide le stesse regole che vigono negli altri paesi europei. Campo sperimentale di questa idea divenne la Riforma. Da allora è in gioco la sintesi di riforma e rivoluzione, di Lutero e Müntzer. Questa sintesi è contraddittoria come la storia stessa; è – per dirla con Hegel, Marx, Lenin – l’unione di opposti. Ma è anche l’essenza di una fondazione dello stato e di una formazione della nazione: quella di riunire in una unità l’opposto. Nel 1952 appare il libro di Alfred Meusel, ‘Thomas Müntzer e il suo tempo’. Fu il primo scritto marxista nella RDT sul nostro tema e riproduceva a grandi linee l’interpretazione dell’opera di Friedrich Engels del 1850, ‘La guerra dei contadini’. Ma recava un’importante novità, che da allora determinò la direzione del pensiero e che non fu soltanto di natura terminologica. Meusel scrisse che la Germania dal 1517 al 1525 compì una «rivoluzione proto-borghese». Riforma e guerra dei contadini vi vennero intese come due livelli di sviluppo di un processo rivoluzionario. Questo era e in linea di principio viene ritenuto fino ad oggi l’indicatore di progresso. Con questo libro di Meusel e con questa parola d’ordine della «rivoluzione proto-borghese» viene avviata la significativa sintesi storico-nazionale di Riforma e di guerra dei contadini, di riforma e di rivoluzione. È questo il merito duraturo di Alfred Meusel, il cui nome venne poi più tardi appena menzionato nella discussione teorica” (pag 105-106) [Gerhard Brendler, ‘L’interpretazione di Müntzer nella Repubblica Democratica Tedesca’] [(in) Tommaso La Rocca, ‘Thomas Müntzer e la rivoluzione dell’uomo comune’, Claudiana, Torino, 1990]