“Come tutti sanno, Marx ed Engels erano profondamente convinti che col socialismo sarebbero scomparsi non soltanto lo Stato, ma anche il sistema mercantile, finanziario e creditizio. Secondo Marx, la merce e il sistema mercantile erano categorie puramente capitalistiche. “Con la presa di possesso dei mezzi di produzione da parte della società, – scriveva Engels, – viene eliminata la produzione di merci e con ciò il dominio del prodotto sui produttori” (‘Antidühring’). In effetti, Marx ed Engels si rendevano conto che il capitalismo non poteva essere sostituito dal socialismo nel volgere di pochi giorni, ma che tra i due sistemi doveva intercorrere necessariamente un periodo di transizione durante il quale si sarebbero liquidati i rapporti, gli istituti, le usanze del capitalismo e creati nuovi rapporti e istituti socialisti. Da molte enunciazioni di Marx e di Engels si avverte chiaramente che, a loro avviso, anche se sostanzialmente limitati, la produzione di merci e i rapporti monetari e creditizi si sarebbero conservati nel periodo di transizione. Dello stesso avviso era anche Kautsky. Nel libro già menzionato, ‘La rivoluzione sociale’, egli scriveva infatti: “La moneta è il mezzo più semplice sinora conosciuto per la circolazione dei prodotti, per la distribuzione (…). Questo permette a ciascuno di soddisfare le proprie esigenze a seconda delle proprie inclinazioni personali. La moneta sopravviverà come mezzo di circolazione sin quando non si sia trovato qualcosa di meglio”. Lo stesso Kautsky sosteneva tuttavia che la moneta avrebbe perso immediatamente la propria funzione di criterio del valore. Scriveva infatti: “Non sarà più necessario che la moneta rimanga criterio di valore e oggetto di valore. Gli stessi prezzi dei prodotti potranno allora essere fissati indipendentemente dal valore”. (…) Nel 1908, ad esempio, Lenin scriveva che il socialismo “consiste nella distruzione dell’economia di mercato” e che “se rimane in vigore lo scambio è persino ridicolo parlare di socialismo” (V.I. Lenin, Opere complete, v.15, p.130)”. [Roy Medvedev, Dopo la rivoluzione. Primavera 1918, 1978] (pag 24-27)