“Nella primavera del 1924, sembra per interessamento diretto di Trotsky, che era ancora Commissario alla guerra il gruppo degli italiani fu trasferito al Voennyi Politcenskii Institut Tolmacëv, anch’esso con sede nella città che, dalla morte di Lenin in gennaio, aveva ormai preso il nome di Leningrado (18). L’Istituto, che si intitolava al nome di un commissario politico dell’ Armata Rossa suicidatosi per non cadere vivo nelle mani dei «bianchi», era stato fondato il 25 maggio 1919, in applicazione della risoluzione sulla questione militare approvata nel marzo dall’VIII Congresso del partito comunista russo, che insisteva sulla necessità di rafforzare l’attività dei commissari politici nell’esercito (19). Il Tolmacëv era appunto un istituto destinato all’addestramento e al perfezionamento degli istruttori politici per l’Armata Rossa. Come ha bene messo in luce il Carr, il principale compito dei commissari politici nel periodo della NEP era divenuto quello non già di controllare la lealtà degli ex-ufficiali zaristi rimasti nell’Armata Rossa, che nessuno metteva più in dubbio, ma di verificare il morale dei soldati semplici, attraverso un lavoro di propaganda e di educazione politica che si rivelava estremamente importante in un esercito composto prevalentemente da contadini (20). Che cosa si studiava in questo istituto? «Nelle scuole militari – afferma John Erickson, il maggiore studioso dei problemi e della storia dell’organizzazione militare sovietica – gli allievi ufficiali studiavano materie militari, tecniche di combattimento, materie politiche, e ricevevano un’educazione scientifica e politico-militare» (21). Nel 1926, quando l’Istituto era ormai stato promosso dalla riforma Frunze al rango di «Accademia politico-militare», esso comprendeva due facoltà: una politico-militare e l’altra di cultura generale e pedagogica. Il programma generale di studi, inteso alla preparazione di quadri politici di alto livello e di personale destinato all’insegnamento politico in altri centri di educazione militare, comprendeva nove discipline: 1. Lavoro politico nell’Armata Rossa; 2. Studi di sociologia e di economia; 3. Strategia (istruzioni sulla guerra e la condotta delle operazioni; 4. Tattica (condotta delle operazioni in combattimento); 5. Amministrazione militare; 6. Storia della guerra e della scienza militare; 7. Corso di artiglieria; 8. Ingegneria militare; 9. Geografia e statistiche militari (22). Queste notizie non sono forse prive di rilevanza, perché molti dei quadri italiani del Tolmacëv ebbero successivamente un ruolo di primo piano nella politica militare del PCI: Sozzi, come è noto, fu uno dei dirigenti dell’Ufficio V, D’Onofrio e Leone ricoprirono cariche di altissima responsabilità durante la guerra di Spagna, Antonio Cicalini organizzò e diresse corsi militari per i confinati a Ponza e a Ventotene e poi fu uno dei principali dirigenti della resistenza e dei GAP a Roma (23). Si deve quindi ritenere che una certa formazione militare fosse impartita anche nel gruppo di giovani comunisti italiani che frequentavano l’Istituto, o che comunque la «scienza militare» entrasse a far parte integrante della loro formazione di rivoluzionari professionali almeno attraverso la consuetudine quotidiana con gli altri corsisti e con la vita dell’Istituto in generale” (pag 502-503) [Aldo Agosti: ‘La formazione del quadro del Pci alla scuola del Comintern: Gastone Sozzi in Urss (1923-1925)] [(in) Annali della Fondazione Luigi Einaudi, Torino, n. XII, 1978] [note (18) Sassano ha ricordato l’episodio, oltre che in ‘Comunisti italiani a Leningrado’, cit., nella sua prefazione a G. Sozzi, ‘Lettere dalla Russia, Cesena, 1975,, pp. 10-11 e in «L’Unità» sotto la guida di Gramsci: il quotidiano del PCI dalla fondazione alle leggi speciali’, ‘Il Mulino’, XXIII, settembre-ottobre 1974; (19) E.H. Carr, ‘Il socialismo in un solo paese. I. La politica interna, 1924-1926’, Torino, 1968, pp. 844 e 845n; (20) Ivi, p. 872; (21) J. Erickson, ‘Storia dello Stato Maggiore Sovietico, Milano, 1963’, p. 204; (22) Ivi, Appendice II, p. 741; (23) Per d’Onofrio e Leone, in F. Andreucci – T. Detti, ‘Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico’, vol. II, pp. 244-247 [R. Martinelli] e vol. III, pp. 92-95 [G. Isola], Roma, 1976 e 1977. Per Cicalini cfr. P. Secchia, ‘L’azione svolta dal Partito comunista in Italia durante il fascismo’, Milano, 1970, ad nomen e, dello stesso, ‘Il Partito comunista italiano e la guerra di liberazione, 1943-1945’, Milano, 1973, ad nomen e in particolare p. 207 n.] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]