“In che cosa consiste la grandezza di Trotsky? Quale importanza hanno le sue idee e le sue lotte in rapporto ai problemi del nostro tempo? La caratteristica fondamentale di Trotsky è di essere un ‘forethinker’ (1) nel senso in cui questa parola è usata dal mito greco che definisce ‘forethinker’ Prometeo, in contrapposizione al fratello Epimeteo, che è l”afterthinker’. La sua intelligenza, la sua volontà, la sua energia sono rivolte verso il futuro. Egli punta tutto sui mutamenti e sui rivolgimenti che saranno provocati da quel grande sovversivo che è il Tempo. Non dubita mai che valga la pena di lavorare e di attendere con la prospettiva dei mutamenti e dei rivolgimenti. L’ordine costituito, il potere esistente, ‘lo status quo’ non sono che «momenti» fuggevoli nel fluire della storia. Tutto il suo essere è permeato da un ottimismo rivoluzionario quasi inesauribile e indistruttibile. La sua vita è un aspro conflitto con Epimeteo, una lotta fratricida tra lui e l”afterthinker’. ‘Dum spiro spero’ (sinché c’è vita, c’è speranza), è la sua esclamazione di ragazzo di vent’anni. Proprio all’inizio del secolo, Trotsky si assume questo impegno: «Sinché vivrò, combatterò per il futuro, per il luminoso futuro in cui l’uomo, forte e bello, diverrà padrone della grande corrente della storia e la dirigerà verso gli orizzonti sconfinati della bellezza, della gioia e della felicità!». E dinnanzi allo spettacolo di sangue e di oppressione con cui il secolo si apriva sotto cattivi auspici, esclama: «Tu sei solo il ‘presente’!». (…) Nel momento peggiore della sconfitta; mentre la persecuzione lo incalza in tutto il mondo, mentre i suoi figli stanno morendo, mentre i suoi seguaci vengono sterminati, ripete ancora, con voce quasi soffocata dalla sofferenza il suo ‘dum spiro spero’: «L’esperienza della mia vita, in cui non sono mancati né i successi né le disfatte – dice alla fine del 1937 – non solo non ha distrutto la mia fiducia nel luminoso e limpido futuro dell’umanità, ma al contrario, l’ha resa indistruttibile. La fiducia nella ragione, nella verità, nell’umana solidarietà che ho acquistato all’età di diciott’anni nei quartieri operai della provinciale Nikolayev, questa fiducia l’ho conservata intatta. È divenuta più matura, ma non meno ardente». Mentre il braccio dell’assassino si era già levato sulla sua testa, egli ripeteva il suo impegno: e la sola speranza nel suo testamento è che gli sia concesso di trasmettere alla posterità questa speranza: «Ma, quali che siano le circostanze della mia morte, morirò con un’intatta fiducia nel futuro comunista. Questa fiducia nell’uomo e nel suo futuro mi dà ora una capacità di resistenza quale non può essere data da nessuna religione… Posso vedere lungo il muro una larga striscia verde di erba e il cielo azzurro al di là del muro e la luce del sole dappertutto. La vita è bella. Possano le generazioni future depurarla da ogni male, di ogni oppressione e di ogni violenza e goderla pienamente». In un periodo di delusione e di cinismo niente di più facile che rigettare un atteggiamento siffatto come ottimismo o razionalismo «vittoriano» fuori moda, se non come «metafisica del progresso». Ma Trotsky non invoca una bontà o una razionalità innata nell’uomo, né crede in una automatica perfettibilità della società umana. Vede il grafico della storia come una linea terribilmente spezzata e contorta, non come una linea ininterrottamente ascendente. È troppo cosciente delle oscure ‘impasses’ in cui gli uomini sono finiti tante volte, dei circoli viziosi entro cui si sono mosse le civiltà in ascesa e in declino, delle generazioni senza numero, per noi senza volto e senza nome, che sono vissute in una irrimediabile schiavitù, e della gigantesca, incommensurabile quantità di crudeltà e di sofferenze che l’uomo ha inflitto all’uomo. (…) In una società di classe la nostra capacità di controllare le forze della natura è monopolizzata dalle classi dominanti o dai gruppi dirigenti, che se ne avvalgono anche per controllare, soggiogare o distruggere le forze sociali antagoniste (come pure i nemici esterni). Marx ed Engels lo avevano compreso: e questa comprensione differenziava nettamente il loro ottimismo sociale dalla fede liberale nell’automatico progresso della società borghese. Essi hanno formulato un pronostico storico alternativo: l’umanità – hanno detto avanzerà verso il socialismo o ricadrà nella barbarie (2). Trotsky riprende di continuo questo pronostico alternativo” (pag 7-10) [Isaac Deutscher, Introduzione] (in) Leon Trotsky, Scritti scelti, 1905-1940′, Savelli, Roma, 1980 Letteralmente “colui che pensa prima”, mentre ‘afterthinker’ è “colui che pensa dopo” (ndt); (2) Nella sua famosa ‘Junius brochure’ scritta in una prigione tedesca durante la prima guerra mondiale, Rosa Luxemburg diceva «Friedrich Engels ha affermato una volta che la società borghese si trova di fronte a questo dilemma: passare al socialismo o ricadere nella barbarie. Che cosa significa «ricadere nella barbarie» al livello attuale di civiltà europea? Tutti abbiamo certamente letto queste parole più di una volta, ripetendole senza pensare, senza neppure un presagio della loro terribile gravità… L’attuale guerra mondiale è una ricaduta nella barbarie (…)”]