“E’ molto difficile sopravvalutare l’importanza di queste pagine della ‘Dialettica della natura’ rispetto al complesso della filosofia engelsiana. Le formule delle forze che, a parere di Engels, regolano con le loro azioni i movimenti del Cosmo vengono difatti scelte in base alla soluzione di compromesso già usata da Kant e da Mayer, ma offerta da Leibniz per mettere fine alla disputa sulle forze vive. La formula di ‘mv’ (massa per velocità, ndr), in quanto collegata a un movimento che ‘non avviene’, l’oscillazione ‘virtuale’ della bilancia, è valida per calcolare la forza che «spinge» ed «attira» vero il basso, ma che non sviluppa ‘realmente’ questo suo ‘impulso’. Poiché Engels qui si riferisce in modo palese al concetto aristotelico di potenzialità precedente l’atto, possiamo dire che, con ‘mv’, si calcola ‘anche’ il movimento indispensabile a ‘caricare’ il peso di questa ‘potenzialità’, ad esempio, il suo sollevamento ‘esterno’ e ‘finito’, che gli fornisce una certa energia potenziale (tra l’altro, tale sollevamento ricorre di continuo negli esempi di «moto» della ‘Dialettica della natura’) (cit. pp. 107-108). La formula mv² delle forze vive serve, invece , per misurare quei movimenti che, dopo la caduta del corpo da una certa altezza, continuano all”infinito’, all”interno’ della materia. Per esempio, nel caso degli urti anelastici, i movimenti molecolari dovute alle forze di attrito (Ivi, p. 111). Engels può così immaginare, sia pure a grandi linee, un sistema comprensivo di tutte le forze del Cosmo. In questo sistema, che da sfondo a tutte le sue opere, si comincia con la ‘leva’ e le altre ‘forme di moto’ da lui definite «puramente meccaniche», vale a dire, si prende le mosse dalla fisica cartesiana e dalla sua concettualizzazione del moto come «semplice spostamento». Da qui, si «passa», grazie ai fenomeni d’urto e di attrito, ai movimenti molecolari, elettrici e magnetici: si penetra, cioè, all’interno della materia. L’ultimo gradino sono, infine quei movimenti che richiedono alla teoria un salto qualitativo, per essere compresi: i moti del pensiero e del regno organico, per i quali l’approccio meccanicistico, a carattere esclusivamente quantitativo, è considerato da Engels insufficiente (Ivi, pp. 255, 274)” (pag 169-170) [Paolo Bellinazzi, ‘Forza e materia nel pensiero di Engels’, Critica marxista, Roma, n. 2, marzo-aprile 1980]