“La fragilità della costruzione di Vorländer, le difficoltà insuperabili cui va incontro chi vuol inglobare il marxismo in una concezione soggettivistico-kantiana, appaiono chiaramente da quanto si è citato e detto, e sono ampiamente documentate dallo scritto del 1904 ‘Marx und Kant’. In esso Vorländer mostra di aver compiuto un notevole progresso nella conoscenza d Marx. Mentre nel 1902 ascriveva a merito dei neokantiani avere elaborato il socialismo come etica e filosofia di contro a coloro che considerano unicamente scientifico, o addirittura unico il punto di vista storico-genetico (97), ora il nesso fra socialismo e filosofia appare non solo sistematico ma storico, ora si ammette che Marx ha un «metodo filosofico-sociale», che ha avuto «un’evoluzione filosofica» (98). (…) L’austriaco Max Adler – è giudizio comune anche degli avversari – è senza dubbio il più preparato filosoficamente, e quello che più seriamente si sforzò di essere coerente, degli esponenti del socialismo neokantiano. Con Hilferding e Renner, formò, alla fine del secolo, il primo nucleo dell’austromarxismo, cui qualche anno più tardi si aggiunsero Bauer, Eckstein, Friedrich Adler e altri, ma non occupò, ci pare, all’interno della giovane scuola marxista di Vienna, come allora si diceva, una posizione in qualche modo preminente e direttiva, neppure nei confronti degli altri austromarxisti che ebbero qualche interesse filosofico, l’appassionato di scienze naturali e machiano Friedrich Adler e Otto Bauer, che di Max Adler in gioventù era stato scolaro – già molto indipendente nel 1906 e 1907, come si vede negli articoli teorici pubblicati sulla ‘Neue Zeit’ – ma poi sceglieva una strada sua, acquistava una interessante sensibilità per la storicizzazione dei problemi e manifestava apertamente i suoi dissensi dal maestro anche nella rivista teorica del partito (100). In verità i singoli esponenti del gruppo, pur nell’unità politica, che cominciò a disgregarsi soltanto nel 1914, e pur nell’unità di importanti motivi di metodo e ideologici, avevano interessi intellettuali piuttosto dissimili e approdarono anche a risultati dissimili. Ma importante è ciò che li accomuna: erano venuti al socialismo negli anni in cui la lotta fra ortodossi e revisionisti dominava e stimolava il dibattito teorico nel partito, provenivano dal movimento studentesco socialista viennese, si differenziavano dalla più vecchia generazione socialdemocratica di Bernstein, Kautsky, Plechanov, Lafargue, per essersi formati all’interno o per essere stati molto vicini alla grande cultura universitaria del loro tempo, e quindi per la capacità di lavorare intellettualmente in forma sistematica e non occasionale. E ancora, come osserva Bauer, non vennero al marxismo a poco a poco, non lessero i tre volumi del ‘Capitale’ a distanza di decenni l’uno dall’altro, ma ebbero tutto il «sistema» di Marx davanti a loro, e «poiché l’edificio completo ci fu mostrato in unico giorno, noi ne vedemmo la struttura molto più facilmente dei più vecchi che l’avevano visto in costruzione» (101). E la conoscenza di ciò che, rispetto a Marx, vi era di nuovo nella vita economica e sociale e lo scetticismo che la discussione sulle scienze sociali aveva diffuso, se avevano disorientato molti socialdemocratici che erano diventati marxisti fra il 1880 e il 1890, furono di contro, per chi al marxismo si avvicinava negli anni a cavallo dei due secoli e quei problemi dovette prima affrontare, motivi per farsi convinzioni profonde e articolate. Bauer aggiunge ancora nello stesso articolo del 1907: «Per noi la popolarizzazione non bastava più; se volevamo rispondere ai problemi che da tutte le parti ci incalzavano, dovevamo far nostra la ricchezza della nuova scienza che per la prima volta nell’opera di Marx era giunta alla consapevolezza di sé. La mutata situazione storica ha determinato in forma del tutto diversa il metodo di lavoro della più giovane generazione della scuola marxista e ha posto compiti del tutto diversi da quelli dei suoi predecessori; così noi affrontammo i nostri compiti con un’attitudine mentale del tutto diversa da quella dei nostri maestri venticinque anni fa» (102)” [Aldo Zanardo, ‘Aspetti del socialismo neokantiano in Germania negli anni della crisi del marxismo’, Estratto da ‘Annali Feltrinelli’, anno terzo, 1960] [(97) Cfr. Karl Vorländer, ‘Die neukantische Bewegung im Sozialismus, Berlin, 1902, p. 62; (98) Karl Vorländer, ‘Marx und Kant. Vortrag gehalten in Wien am 8. April 1904, Wien 1904, pp. 4-5; (100) Cfr. per es. la recensione ai ‘Marxistische Probleme’ di Adler, in cui “Der Kampf”, 1 apr. 1913, a. VI, n. 7, pp. 332 sgg. Nell’articolo ‘Max Adler – ein Beitrag zur Geschichte der Austromarxismus’, apparso in ‘Der Kampf’ (di Praga), ag. 1937, a. IV, n. 8, pp. 207-302, a p. 302, Bauer dice di aver lasciato Adler non appena si rese conto che per Adler la critica della conoscenza doveva servire ad «assicurare spazio per il soddisfacimento di un bisogno metafisico, di un bisogno religioso, pur sulla base di un rifiuto integrale di sistemi religiosi tramandati». Si vede, alla fine di queste pagine su Adler quanto rileviamo a proposito della duplice ed univoca funzione che in Adler ha la critica della conoscenza o in genere la teoreticità; (101) Otto Bauer, ‘Die Geschichte eines Buches’, cit, (nota n. 6), pp. 27-28; (102) Ibid., p. 27. Interessanti osservazioni sull’ austromarxismo, ceh abbiamo utilizzato in queste pagine si trovano anche nel cit. articolo di Bauer, ‘Max Adler – ein Beitrag zur Geschichte des Austromarxismus’]
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- Articolo pubblicato:11 Maggio 2017