“Il 4 agosto 1914 il Partito socialdemocratico tedesco votava al Reichstag i crediti militari all’unanimità, dando così inizio a quella politica di “unione sacra” (a) che sarà portata avanti dalla maggioranza dei suoi dirigenti fino alla fine delle ostilità (…). Quella sera stessa del 4 agosto, alcuni oppositori si riunivano nell’appartamento di Rosa Luxemburg a Berlino. Erano presenti Franz Mehring, Julian Karski-Marchlewski, Ernst Meyer, Käthe e Hermann Duncker, Hugo Eberlein e William Pieck. La proposta di abbandonare il partito venne respinta. Si stabilì di invitare i socialdemocratici noti per le loro simpatie verso le posizioni della sinistra a un incontro di discussione: si spedirono così immediatamente più di trecento telegrammi. Il risultato fu una catastrofe. L’unica a esprimere subito il proprio accordo incondizionato fu Klara Zetkin; molti non diedero neppure segno di vita. Quelli che, nonostante tutto, risposero, invocarono risibili e sciocche scuse per dire di no (1). Quei pochi oppositori si ritrovarono così da soli, o quasi. Era il segno del crollo pressoché completo della sinistra del partito, di quel fenomeno definito da Liebknecht la «polverizzazione dell’ala radicale». Al congresso di Jena, nel 1913, la sinistra socialdemocratica aveva potuto, in occasione di due votazioni, contare le proprie forze: aveva raccolto un pò meno di un terzo dei voti. Ma, ora, la guerra appena scoppiata aveva rovesciato tante cose! E tuttavia si trattava di un’eventualità che era stata prevista e che aveva anzi dato origine a lunghi e accesi dibattiti. Sul problema della guerra, il partito aveva preso posizione già molto prima del 1914. A Stoccarda, nel 1907, Lenin e Rosa Luxemburg avevano proposto con esito favorevole un importante emendamento che impegnava i socialisti – nel caso in cui, nonostante tutto, fosse scoppiata la guerra – «a far di tutto per farla cessare rapidamente e a far leva con tutte le loro forze sulla crisi economica e politica suscitata dalla guerra per far entrare in agitazione i più profondi strati popolari e per affrettare la caduta della dominazione capitalistica». Ma una cosa erano le risoluzioni che la socialdemocrazia tedesca accettava di votare nei congressi internazionali e un’altra cosa era invece la pratica politica corrente” (pag 12-13) [Gilbert Badia, ‘Il movimento spartachista. Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht’, Savelli, Roma, 1976] [(a) «’Unione sacra’ (Union sacrée, ndr) di combattenti e popolo fino alla vittoria» fu il celebre motto lanciato in Francia nel 1914 dal ministro Viviani per spingere il proletariato a sacrificarsi in nome della patria] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]