“E in verità, se dovessi scegliere, piuttosto ebreo che ‘Herr von’!” (1). Così Friedrich Engels terminava la sua risposta, datata Londra 19 aprile 1890, alla missiva inviatagli dalla capitale austriaca da Isidor Ehrenfreund, socialista di origine ebraica, membro della Associazione degli impiegati delle banche e degli istituti di credito, in cui si sottolineava la larga diffusione di idee antisemite tra la popolazione viennese e ci si interrogava sull’atteggiamento che i socialisti avrebbero dovuto tenere nei confronti dei movimenti antisemiti specie in un paese come l’Austria dalla presenza ebraica importante anche sotto il profilo economico (2). Nel vecchio continente in quel torno di tempo l’avversione agli ebrei aveva mutato registro. (…) Il virus antisemita si era insinuato pure fra i socialisti. Tramite, tra l’altro, quell’Eugen Dühring (11) contro cui Engels, con la collaborazione di Marx, aveva scritto ‘Il rovesciamento della scienza del signor Eugenio Dühring’ (‘Herrn Eugen Dühring Umwälzung der Wissenschaft’), noto come ‘Antidühring’, la cui prima edizione è del 1878, dove si legge: “L’odio per gli ebrei spinto sino al ridicolo di cui il sig. Dühring fa mostra ad ogni occasione è una qualità se non tipicamente prussiana, tuttavia tipica dei paesi a oriente dell’Elba. Quello stesso filosofo della realtà che ha un sovrano disprezzo per tutti i pregiudizi e le superstizioni è così ingolfato in ubbie personali da chiamare ‘giudizio naturale’ poggiante su ‘basi naturali’ il pregiudizio popolare contro gli ebrei, ereditato dalla bigotteria medievale, e da spingersi a questa fantastica asserzione: ‘il socialismo è l’unica forza che possa tener fronte a situazioni demografiche accompagnate da una commistione ebraica piuttosto rilevante’ (situazioni accompagnate da commistione ebraica! Che linguaggio tedesco naturale!)” (12). (…) Proprio dall’idea sostenuta dagli antisemiti “economici” – essere gli ebrei in generale finanzieri e banchieri, i veri detentori del capitale – parte Engels per contrastare l’opinione che l’antisemitismo possa essere strumento di lotta per l’emancipazione delle masse proletarie. L’antisemitismo, dice, è in realtà in antitesi con la vera lotta di classe e con i suoi fini. Caratteristico “di una cultura arretrata” è espressione di mondi sorpassati “dove il capitale è principalmente ebreo” (16). Non può pertanto avere alcuna funzione progressiva (né sussistere) nelle società capitalisticamente avanzate, come gli Stati Uniti. “In tutta l’America del Nord, dove ci sono milionari la cui ricchezza si lascia appena esprimere nei nostri miserabili marchi, fiorini o franchi non vi è un solo ebreo, e rispetto ad essi i Rothschild sono dei veri mendicanti. Anche qui in Inghilterra Rothschild è un uomo dalla fortuna modesta rispetto, per esempio, al duca di Westminster. E dove sono gli ebrei da noi, in Renania, dove 95 anni fa, con l’aiuto dei francesi, abbiamo cacciato la nobiltà e creato un’industria moderna?” (17). Il capitale, dunque, è nelle mani degli ebrei in società sorpassate, arcaiche” [Roberto Finzi, Il pregiudizio. Ebrei e questione ebraica in Marx, Lombroso, Croce, 2011] [(1) F. Engels, ‘Sull’antisemitismo (da una lettera indirizzata a Vienna)’ [pubblicata in “Arbeiter-Zeitung”, 19, 8 maggio 1890], trad. it. in M. Massara, a cura, ‘Il marxismo e la questione ebraica’, Milano, 1972, p. 252; (2) S. Friedländer, ‘La Germania nazista e gli ebrei, I. Gli anni della persecuzione (1933-1939)’, Milano, 1998, p. 88; B.F. Pauley, ‘From Prejudice to Persecution: A Historyof Austrian Anti-Semitism’, 1992, p. 135; (11) Sul quale si veda M. Ferrari Zumbini, ‘Le radici del male. L’antisemitismo in Germania da Bismarck a Hitler’, 2001, pp. 219-230 e la bibliografia ivi citata; (12) F. Engels, ‘Antidühring, Roma, 1950, p. 125; (16) Engels, ‘Sull’antisemitismo’, cit., p. 249; (17) Ibid., pp. 250-251]