“La seguente lettera di Friedrich Engels, indirizzata a Philip Van Patten (11) e scritta 12 anni dopo la Comune, è particolarmente importante. Anzitutto perché evidenzia con notevole precisione l’identità di vedute dell’autore e di Marx sullo Stato e sulla scomparsa dello Stato. In secondo luogo perché mostra l’inconsistenza e lo sbocco fallimentare della tesi anarchica su tale problema (12). In essa, Engels (e con lui Marx) sostiene che ‘una’ delle «conseguenze finali» della rivoluzione socialista sarà certamente la graduale dissoluzione e quindi la scomparsa dello Stato, strumento di dominio e di oppressione economica di una classe su un’altra, cioè della «minoranza abbiente» sulla «maggioranza che lavora». Scomparsa questa minoranza borghese, viene meno la necessità di un apparato statale poiché non vi sarà più nessuno da opprimere. In polemica con gli anarchici, Engels osserva, però, che lo Stato, una volta conquistato, non può essere abolito da un momento all’altro. Un’operazione del genere porterebbe alla distruzione dell’«unico organismo a mezzo del quale il proletariato vittorioso può… tenere a bada i suoi avversari capitalistici». Senza uno Stato, sia pure in via di estinzione, come dirà Lenin, la classe operaia corre il rischio, ben difficilmente evitabile, di passare dalla vittoria «ad una sconfitta» o «ad un massacro» in tutto «simile a quello seguito alla Comune di Parigi». I termini della questione nell’analisi di Engels: Friedrich Engels a Philip Van Patten, a New York, Londra, 18 aprile 1883. Philip van Patten, 57, 2nd Av. N. York. «Cari compagni, La mia risposta alla vostra richiesta del 2 aprile riguardo all’atteggiamento di Karl Marx nei confronti degli anarchici in generale e di Johann Most (13) in particolare vuole essere breve e chiara: Marx e io, a partire dal 1845 abbiamo sostenuto il punto di vista che ‘una’ delle conseguenze finali della futura rivoluzione proletaria sarà la progressiva dissoluzione e infine la scomparsa dell’organizzazione politica definita col nome di ‘stato’, un’organizzazione il cui scopo principale è stato da tempo immemorabile il garantire, con la violenza armata, l’oppressione economica della maggioranza che lavora da parte della minoranza abbiente. Con la scomparsa di una minoranza abbiente scompare anche la necessità di un potere repressivo armato o potere statale. In pari tempo siamo sempre stati dell’avviso che per pervenire a questo e agli altri fini ben più importanti della futura rivoluzione sociale, la classe operaia deve dapprima impossessarsi del potere politico dello stato e con il suo ausilio schiacciare la resistenza della classe capitalistica e organizzare in modo nuovo la società. Ciò è già stato constatato nel 1847 nel ‘Manifesto comunista’, capitolo II, conclusione. Gli anarchici capovolgono l’intera questione. Essi dichiarano che la rivoluzione proletaria deve ‘incominciare’ con l’abolizione dell’organizzazione politica dello stato. Ma l’unica organizzazione che il proletariato vittorioso trova bell’e pronta è appunto lo stato. E’ possibile che prima di poter svolgere le sue funzioni, esso debba venir trasformato. Ma distruggerlo in un istante come quello, significherebbe distruggere l’unico organismo a mezzo del quale il proletariato vittorioso può far valere il potere appena conquistato, può tenere a bada i suoi avversari capitalistici e imporre quella rivoluzione economica della società senza la quale l’intera vittoria dovrebbe necessariamente concludersi in una sconfitta e in un massacro della classe operaia simile a quello seguito alla Comune di Parigi. […] (K. Marx – F. Engels, ‘Critica dell’anarchismo’, a cura di G. Backhaus, Torino, Einaudi, 1972, pp. 416-17). L’elaborazione teorica marx-engelsiana sul problema della estinzione dello Stato è ripresa e sviluppata da Lenin con esemplare lucidità in ‘Stato e rivoluzione’, un’opera scritta nella clandestinità, in Finlandia, tra l’agosto e il settembre del 1917. Nel capitolo sesto (…) Lenin sottolinea l’astrattezza delle posizioni anarchiche. Secondo Lenin (14), gli anarchici (15) si sono affrettati a giudicare la Comune una cosa «loro», ma non hanno ricavato nessun insegnamento dall’esperienza parigina e dall’analisi svolta da Marx (16). Non basta dire: bisogna ‘spezzare’ la vecchia macchina dello Stato, se poi non si sa ‘con che cosa e come’ sostituirla” [Nicola Lisanti, ‘Dallo stato borghese al governo della classe operaia. Gli avvenimenti, le idee e le interpretazioni della Comune di Parigi del 1871’, Torino, 1979] [(11) Borghese americano che dal 1879 fu segretario del Partito socialista dei lavoratori dell’America settentrionale; (12) Engels confuta le idee anarchiche anche in altre lettere, come quelle rivolte a Theodor Cuno del 24 gennaio 1872, ad August Bebel del 18 marzo 1875, nello scritto ‘Dell’autorità’ (1872-1873) e nell”Antidühring’ (1878); (13) Johann Joseph Most (1846-1906), legatore tedesco, redattore, socialdemocratico, successivamente anarchico; dal 1871 membro del Paritto Operaio Socialdemocratico Tedesco, membro del Reichstag (1874-78), dal 1876 al 1878 redattore di “Berliner Freie Presse”; espulso da Berilno nel 1878, emigrò a Londra; dal 1879 editore e redattore di ‘Freiheit’, nel 1880 espulso come anarchico dal Partito Operaio Socialista di Germania; nel 1882 si trasferì negli Stati Uniti dove continuò a svolgere la sua propaganda anarchica (nota biografica tratta integralmente dal volume K. Marx F. Engels, ‘Critica dell’anarchismo’, a cura di G. Backhaus, Torino, Einaudi, 1972, p. 510); (14) I principali scritti di Lenin sulla Comune sono raccolti nel menzionato volume ‘La Comune di Parigi’ a cura di E. Santarelli, Roma, Editori Riuniti, 1971; (15) Per un’interpretazione anarchica della Comune, oltre che gli interventi di Bakunin, si veda il lavoro di P. Kropotkin ‘The Paris Commune’, 1891; (16) Per quanto riguarda gli scritti di Marx sulla Comune, oltre ad alcune lettere indirizzate a W. Liebknecht (6 aprile 1871), a Kugelmann (12 e 17 aprile 1871), è da citare l”Indirizzo del Consiglio generale dell’Associazione internazionale degli operai sulla guerra civile in Francia nel 1871′ (trad. it. ‘La guerra civile in Francia’), definito da Cole “un documento chiave”. Sui rapporti di Marx con la Comune si vedano: J. Bruhat, ‘K. Marx et la Commune de Paris’, in ‘Cahiers du bolchevisme’, 14 marzo 1933; M. Dommanget, ‘L’introduction du marxisme en France’, cit. (cap. I, “Marx et le marxisme sous la Commune”) (1969); M. Choury, ‘Marx et la Commune’, in ‘Cahiers de l’Institut Maurice Thorez’, n. 10, 2° trimestre 1968; J. Rougerie, ‘K. Marx, l’Etat et la Commune’ in ‘Preuves’ n, 212, nov. 1968; E. Ragionieri, ‘Marx e la Comune’, in ‘Studi storici’, a. XII, n. 4 ottobre-dicembre 1971, pp. 661-92. Di Engels sono da ricordare soprattutto gli interventi al Consiglio generale dell’Internazionale (21 marzo, 11 aprile, 9 maggio 1871) e la citata ‘Introduzione’ del 1891 a K. Marx, ‘La guerra civile in Francia’, cit.]  [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]