“La grande influenza del debito pubblico e del corrispondente sistema fiscale sulla capitalizzazione della ricchezza e sulla espropriazione delle masse, ha indotto una folla di scrittori, come William Cobbett, Doubleday e altri, a cercavi, a torto, la causa prima della miseria dei popoli moderni. Il sistema protezionista fu un mezzo artificiale per fabbricare fabbricanti, espropriare lavoratori indipendenti, convertire in capitale gli strumenti e le condizioni materiali di lavoro, abbreviare a viva forza il periodo di transizione dal modo tradizionale di produzione a quello moderno. Gli Stati Europei si disputarono la palma del protezionismo, e, una volta messisi a servizio dei produttori di plusvalore, non si contentarono di cavare sino l’ultima goccia di sangue al loro popolo, indirettamente con i dazi protettivi e direttamente con i premi di esportazione e i monopoli di vendita all’interno; nei paesi vicini posti alla loro dipendenza estirparono con la violenza ogni specie di industria. Di questo mezzo si valse l’Inghilterra per uccidere in Irlanda, a base di ukase parlamentari, la manifattura della lana. Nel continente, ove Colbert aveva fatto scuola, si andò per vie anche più sbrigative: la sorgente incantata, da cui pioveva il capitale ai fabbricanti di plusvalore, sotto forma di anticipi o anche di regalo, fu spesso il tesoro pubblico. «Perché si vuole andare lontano a ricercare le cause dello sviluppo manifatturiero della Sassonia prima della guerra? Non vi sono forse i centoottanta milioni di debito contratti dai sovrani?» esclama Mirabeau” (pag 94-95) [Karl Marx, ‘Le origini della società borghese. L’ espropriazione dei contadini’, Il Solco, Città di Castello, 1921]