“Quanti sono questi «avventurieri» italiani che lottano a fianco del proletariato parigino?  I contemporanei hanno fatto cifre fantastiche, qualcuno ha addirittura affermato che fossero diecimila – il che, sia detto per inciso, avrebbe reso ben più arduo il compito dei versagliesi. Un italiano che combatte dalla parte opposta, un ufficiale della legione straniera francese, un versagliese, dunque, Fortunato Marazzi, ne riduce il numero a 217, – il che è indubbiamente ben più verosimile (1). Egli cita anche alcuni nomi. Vediamone innanzitutto i più noti. Per primo quello di Amilcare Cipriani, che appartiene di diritto alla storia del movimento operaio francese. Cipriani ha già combattuto, a Creta e ad Atene, con Gustave Flourens, che sarà generale della Comune e che cadrà il 3 aprile 1871 alla testa del 20° reggimento. Egli giunge a Parigi da Londra il 5 settembre 1870: in seguito alla pressione popolare, il corpo legislativo ha appena decretato, il giorno innanzi, la decadenza dell’Impero. Durante l’assedio di Parigi, che ha avuto inizio il 19 settembre, Cipriani è colonnello della legione garibaldina. Partecipa alla sollevazione del 31 ottobre e viene imprigionato per essersi rifiutato di disarmare il proprio battaglione. Lo ritroviamo il 22 gennaio 1871, con Flourens e Félix Pyat, a capo delle guardie nazionali che marciano contro il municipio. La Comune è proclamata. Nominato aiutante di campo del generale Bergeret il 23 marzo 1871, Cipriani è preso prigioniero il 6 aprile e rischia la fucilazione. Il 19° tribunale militare, il 21 gennaio 1872, lo condannerà alla deportazione in Nuova Caledonia (2). Vi è anche Menotti Garibaldi, eletto deputato della Comune il 16 aprile 1871, che sfuggirà al massacro. Vi è il figlio del famoso agitatore politico napoletano Giovanni La Cecilia, il matematico Napoleone La Cecilia, nato in Francia, che ha già preso parte alla spedizione dei Mille (3). Vi è Napoléon Biondetti, nominato chirurgo del 233° battaglione federale con decreto pubblicato sul «Journal Officiel» della Comune il 20 maggio 1871 (4). Vi sono Mizara, comandante del 104° battaglione; Pisani, aiutante di campo di Flourens; Moro, comandante del 22° battaglione; Pugno, direttore musicale dell’Opéra di Parigi (5). Poi vengono gli italiani già residenti in Francia (…). Ad una diversa categoria di combattenti appartengono i membri o i simpatizzanti dell’Internazionale. Si sa che nel novembre 1867 gli «internazionalisti» di Parigi avevano preso parte alle manifestazioni in favore dell’indipendenza italiana, il che era valso loro un processo, ed era servito al governo imperiale come pretesto per mettere fuori legge l’Internazionale nel marzo 1868 (6). Non c’è da stupirsi, dunque, se tra gli italiani che combattono per la Comune troviamo numerosi militanti e simpatizzanti dell’Associazione internazionale del lavoro. Scrive infatti Engels in una lettera da Londra del 16 luglio 1871 a Cafiero: «Abbiamo ora sei italiani qui rifugiati i quali combatterono a Parigi per la Comune» (7). Si tratta, pare, di Paolo Tibaldi, Napoleone La Cecilia, Vitale Regis, Pier Luigi Savio e Giuseppe Carusi; il sesto non è stato identificato (8). (…) Il 4 luglio 1871 Savio e Tibaldi prendono parte alla riunione settimanale del Consiglio generale della I Internazionale, e precisamente alla seduta nel corso della quale viene smascherato il maggiore Wolff, l’uomo di fiducia di Mazzini, che in realtà era una spia bonapartista (9). Poco tempo dopo, mentre Savio va a lavorare in provincia (10) e Tibaldi è impegnato a redigere e a pubblicare le sue memorie (11), Carusi e Regis s’incontrano di nuovo, il 26 novembre 1871, per costituire, con alcuni altri emigrati, la Sezione operaia italiana di Londra, i cui statuti sono già stati approvati il 21 novembre dal Consiglio generale dell’Internazionale. Una lettera del 4 dicembre, firmata da Carusi in qualità di segretario, comunica che Vitale Regis sarà il delegato della sezione presso il Consiglio generale. Subito, il giorno dopo, Regis, che gode dell’appoggio di Marx e di Engels, diviene membro del Consiglio generale (12), per conto del quale porterà a termine numerose missioni in Svizzera e in Italia”  [(1) Sulla insurrezione parigina dell’anno 1871. Ricordi di Fortunato Marazzi, già ufficiale dell’esercito di Varsaglia nella Legione Straniera al servizio della Francia, cit. in Romano, ‘Storia del movimento socialista in Italia’, cit., pag 474, nota; (2) Cipriani Amilcare, in ‘Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier français’, sotto la direzione di J. Maitron, tomo V, Paris, 1968, pp. 114-15; (3) Romano, Storia del movimento socialista in Italia, cit.; (4) Biondetti, Annibal, Napoléon, in Dictionnaire, cit., tomo IV, Paris, 1967, p. 305; (5) Romano, Storia del movimento socialista in Italia, cit.; (6) Rougerie, Procès des Communards, cit, p. 32; (7) Corrispondenza di Marx e Engels con italiani – 1848-95, a cura di G. Del Bo, Milano, 1964, p. 31; (8) Ibid., p. 31, nota; (9) Romano, Storia del movimento socialista in Italia, cit., vol. III, pp. 184-85; (10) Corrispondenza di Marx e Engels con italiani, cit., p. 171; (11) Ibid, pp. 45 e 242; (12) Ibid., pp. 110-11] [Robert Paris, ‘L’Italia fuori d’Italia’] [(in) Storia d’Italia. Dall’Unità a oggi. VIII. Un popolo di eroi, di emigranti, di artisti’, a cura di Ruggiero Romano e Corrado Vivanti, Milano, 2005]