“(…) Lafargue mi aveva annunciato che un giovane russo, Lopatin, mi avrebbe portato una sua lettera di presentazione. Lopatin è venuto a trovarmi sabato, l’ho invitato per domenica (è stato da noi dalle 10 o’clock fino alle 12 di sera) ed è ritornato lunedì a Brighton dove abita. È ancora molto giovane, è stato due anni in carcere, poi per otto mesi in fortezza nel Caucaso da dove è fuggito. È figlio di un nobile povero e doveva guadagnarsi il pane all’università di San Pietroburgo dando lezioni. Ora vive molto poveramente di traduzioni per la Russia. (…) È una mente molto sveglia, ‘critica’, ha un carattere sereno, stoico come un contadino russo, che si accontenta di tutto quello che trova. Punto debole: ‘la Polonia’. Di quest’argomento parla proprio come un inglese – say an English chartist of the old school (10) – parla dell’Irlanda. Mi ha raccontato che tutta la storia di Necaev (anni 23) è un volgare insieme di menzogne. Necaev non è ‘mai’ stato in una prigione russa, il governo russo non ha mai tentato di assassinarlo, ecc.. Le cose stanno così. Necaev (uno dei pochi agenti di Bakunin in Russia) apparteneva a una società segreta. Un altro giovane X, ricco ed entusiasta, appoggiava questa società con denaro via (11) Necaev. One fine morning (12) questo X dichiara a Necaev che non avrebbe più dato neanche un copeco, poerché non sapeva che cosa succedesse di quel denaro. Il signor Necaev in seguito a ciò (orse perché non era in grado di render conto del denaro) propose ai membri della sua lega segreta di assassinare X, perché in ‘avvenire ‘ questi avrebbe potuto mutare opinione e diventare un traditore. ‘Egli lo ha realmente assassinato’. È dunque ricercato dal governo semplicemente ‘come assassino’ vulgaris. A Ginevra Lopatin affrontò d’abord il Necaev personalmente (per le sue menzogne); questi si scusò con l’utilità politica che le cose sensazionali avrebbero per la cosiddetta causa. Lopatin raccontò la storia a Bakunin, il quale gli disse che da «bon veillard» aveva creduto tutto. Bakunin invitò poi Lopatin a ripetere la cosa in presenza di Necaev. Lopatin andò subito da Necaev insieme a Bakunin e là la scena si ripeté. Necaev fece silenzio. Finché Lopatin si trovò a Ginevra, Necaev se ne stette buono buono, non si fece più sentire. Appena Lopatin fu partito per Parigi quella commedia scimmiesca ricominciò. Poco tempo dopo Lopatin ricevette in merito all’affare una lettera piena di insulti da Bakunin. Gli rispose in maniera ancora più insultante. Risultato: Bakunin scrisse una lettera in tono di pater peccavi (13) (è in possesso di Lopatin qui), ma… il est un bon vieillard crédule (…). Cernysevskij, ho saputo da Lopatin, fu condannato nel 1864 a 8 anni di travaux forcés nelle miniere della Siberia, ha quindi da sgobbare ancora per due anni. Il primo tribunale era stato abbastanza decente da dichiarare che non risultava assolutamente ‘nulla’ contro di lui e che le pretese lettere segrete circa il complotto insurrezionale erano evidenti ‘forgeries’ (15) (e lo erano infatti). Ma il Senato su ordine dell’imperatore, cassò quella sentenza con autorità suprema e mandò quell’uomo astuto che era così «abile», si diceva nella sentenza, «da mantenere i suoi scritti in una forma giuridicamente inattaccabile purtuttavia mescendovi pubblicamente il veleno» … in Siberia. Voilà la justice russe. Flerovski si trova in condizioni migliori. Egli si trova solo in esilio amministrativo in un buco fra Mosca e Pietroburgo! Avevi avuto buon naso dicendo che ‘Flerovski’ era uno ‘pseudonimo’. Ma Lopatin dice che il nome, benché non russo in origine, si trova spesso tra i preti russi (specialmente ‘monks’ (16), i quali ritengono che sia la traduzione russa di Fleury e hanno per i nomi dal profumo gradevole la stessa grande passione degli ebrei tedeschi). Lopatin è di mestiere naturalista. Quello è stato il suo studio speciale. ma si è occupato anche di affari commerciali, e sarebbe una fortuna se gli si potesse procurare qualcosa del genere. (…)” [dalla lettera di K. Marx a F. Engels, del 5 luglio 1870, (in) Asa Briggs, ‘Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni dell’esilio’, Editori Riuniti, Roma, 1982] [(10) Ossia un cartista inglese della vecchia scuola; (11) Tramite, (12) Una bella mattina; (13) Padre, ho peccato; (15) Falsificazioni; (16) Monaci]