“Alexander Helphand, più noto con lo pseudonimo di Parvus, pubblicò ‘Die Kolonialpolitik und der Zusammenbruck’. Questo è un libro che ha influito positivamente su Kautsky. Parvus, elaborando gli spunti di Hilferding; era il primo a evidenziare sulla scorta di un’abbondante documentazione la responsabilità e l’interesse primario del nuovo ‘Exportkapitalismus’ nello scatenamento delle ambizioni colonialiste della Germania e confermava con la teoria del crollo l’inevitabile sbocco bellico della contesa tra le potenze imperialiste. Egli riteneva inoltre che questo fatale conflitto mondiale avrebbe fatto esplodere tutte le contraddizioni del capitalismo affrettando l’avvento del socialismo. Le tesi di Parvus aiutarono Kautsky a vedere più chiaro nel nesso tra la politica coloniale e le forze capitalistiche ‘più moderne e avanzate’, tanto che col saggio del 1907 egli fu in grado di riparare all’aspetto forse più criticabile della sua precedente interpretazione dell’imperialismo. Non è esagerato dire che questo è il risultato più qualificante della nuova fase della sua riflessione teorica apertasi con l’inizio del secolo. In una lettera del 15 ottobre 1907 Bebel si complimentò con lui scrivendogli: “L’opuscolo è tra le cose migliori che hai scritto”. Ma a giudicare dai riferimenti contenuti in questa lettera sembra che Bebel abbia posto attenzione principalmente ai temi che Kautsky echeggiava dalla discussione di Essen (rinuncia alle colonie, destino dei popoli indigeni col trionfo del socialismo, ecc.) e non mostra di aver attribuito la giusta importanza all’analisi kautskiana dell’esportazione dei beni capitali, che rappresenta il più considerevole approfondimento dell’indagine scientifica dell’imperialismo, come strumento di inversione della tendenza verso il “crollo” del sistema. Gran parte del libro di Kautsky [‘Sozialismus und Kolonialpolitik’, ndr] è in pratica la contestazione metodica degli argomenti sostenuti a Stoccarda dai “socialimperialisti” come Van Kol, David, Bernstein; ma H. Chr. Schröder ha ragione di dire che oltre a questo il lavoro di Kautsky ha anche il merito di aver accennato per lo meno a una risposta al quesito sul futuro delle colonie, su cui invece Bebel aveva lasciato un grosso punto interrogativo. Kautsky però non andava molto lontano dai vecchi suggerimenti di Engels del 1882″ (pag 93-94) [dalla nota introduttiva di Renato Monteleone, alla parte seconda ‘Ortodossia marxista e socialimperialismo (1900-1909)’, volume curato da R. Monteleone: Karl Kautsky, La questione coloniale. Antologia degli scritti sul colonialismo e sull’imperialismo, Feltrinelli, Milano, 1977 (pag 93-94)]
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- Articolo pubblicato:10 Ottobre 2019
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