“Ed è così che alla necessità, che soggiace agli elementi naturali, in relazione alla quale si è parlato finora della libertà, viene necessariamente ad aggiungersi un’altra necessità, che è una necessità di ordine prettamente storico e che viene fuori in una maniera sempre più esasperante appunto col crescere disordinato delle relazioni sociali, e quindi della casualità in tali relazioni. È la necessità di cui così spesso Marx ed Engels ci parlano, quando ad esempio, ci dicono che con la proprietà privata e la divisione del lavoro: «le forze produttive appaiono come completamente indipendenti e staccate dagli individui, come un mondo a parte accanto agli individui» (Marx-Engels, L’Ideologia tedesca, op. cit., pp: 64-65); che «sotto il domino della borghesia gli individui sono più liberi di prima, nell’immaginazione, perché per loro le loro condizioni di vita sono casuali; nella realtà sono meno liberi perché più subordinati a una forza oggettiva…» (idem, pp. 74); come pure, che «… malgrado gli scopi coscientemente voluti da ogni singolo… gli avvenimenti storici sembrano… nel loro complesso, dominati essi pure dal caso. Ma là dove alla superficie regna il caso, ivi il caso stesso è retto da intime leggi nascoste, e non si tratta che di scoprire queste leggi» (Engels, ‘Ludovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, Roma, 1950, p. 57). In altre parole la necessità «cieca», che l’uomo inizialmente sperimenta solo nei riguardi della natura, viene a ripresentarsi sotto altro aspetto nella società dominata dalla «casualità» (Marx-Engels, L’Ideologia tedesca, p. 73) delle relazioni tra i suoi membri, e cioè nella società caratterizzata dalla lotta di classe” (pag 36-37) [Alberto Nave, Libertà e necessità nella filosofia di Carlo Marx, La Nuova Cultura Editrice, Napoli, 1975]