“Naturalmente il significato del materialismo storico e della teoria del valore-lavoro è immenso sia come arma di classe del proletariato sia per la scienza in generale. Nel solo ‘Manifesto del partito comunista’ c’è più scienza autentica che in intere biblioteche di professorali compilazioni, speculazioni e falsificazioni storiche e storico-filosofiche. Ma si può dire che il marxismo è un prodotto della cultura proletaria? E si può dire che noi ci serviamo effettivamente del marxismo non solo per le battaglie politiche, ma anche per fini scientifici di ampia portata? Marx ed Engels sono usciti dalle fila della democrazia piccolo-borghese e si sono formati, naturalmente, all’interno di quella cultura, e non della cultura del proletariato. Se non ci fosse stata la classe operaia con i suoi scioperi, con la sua lotta, con le sue sofferenze e ribellioni, non ci sarebbe stato neppure, s’intende, il comunismo scientifico, poiché non ce ne sarebbe stata l”esigenza’ storica. ma la sua teoria si è formata interamente sulla base della cultura scientifica e politica borghese, anche se a questa ha dichiarato una guerra senza quartiere. Sotto i colpi delle contraddizioni capitalistiche il pensiero generalizzante della democrazia borghese si è elevato, nei suoi rappresentanti più coraggiosi, onesti e chiaroveggenti, fino a una geniale autonegazione, armata di tutto l’arsenale critico della scienza borghese. Tale è l’origine del marxismo. Il proletariato ha trovato nel marxismo il proprio metodo, ma non subito e fino ad oggi in modo tutt’altro che completo. Questo metodo serve ora soprattutto, anzi quasi esclusivamente per fini ‘politici’. L’ampia applicazione conoscitiva e lo sviluppo metodologico del materialismo dialettico appartengono ancora tutti al futuro. Soltanto nella società socialista il marxismo da strumento unilaterale della lotta politica si trasformerà in metodo di creazione scientifica, in elemento e strumento fondamentale della cultura spirituale” [Lev Trotsky, ‘Letteratura e rivoluzione’, Torino, 1973]