“La terza tesi sviluppata dal Croce nelle proprie indagini intorno al Marx ha carattere rigorosamente scientifico: riguarda la legge sulla caduta tendenziale del saggio di profitto esposta nella terza sezione del terzo libro del ‘Capitale’. In essa, l’autore asseriva che il progresso tecnico, determinando una crescente diminuzione della quantità di lavoro rispetto all’impiego delle macchine (cioè del rapporto fra capitale variabile e costante) avrebbe logicamente portato ad una continua diminuzione relativa del sopralavoro ed in conseguenza anche a quella assoluta del saggio di profitto, giacché, com’è noto per il Marx il profitto nasce dal sopravalore, cioè dalla differenza tra il valore della quota di prodotto riferibile al lavoro e il costo effettivo della merce-lavoro, ossia fra il valore del prodotto al netto dell’ammortamento del capitale costante e il prezzo effettivo del salario. E’ logico che chi ammetteva che il profitto nascesse dallo sfruttamento del lavoro, dovesse dedurre che la diminuzione relativa di quest’ultimo rispetto alla massa del capitale costante, avrebbe avuto come effetto la caduta del saggio di profitto. Il Croce pretende di dimostrare l’erroneità della legge accettando, per ipotesi polemica, le premesse ora ricordate del Marx. Secondo il suo parere il progresso tecnico, rendendo possibile che, con l’anticipo di beni che valgono sempre meno, i capitalisti ottengano dagli operai gli stessi prodotti (1) di prima, si abbia non una diminuzione, bensì un aumento del saggio di profitto. Qui non interessa discutere se, in realtà, nella società capitalistica si verifichi un aumento o una caduta del saggio di profitto, bensì porre al vaglio la rigorosità logica della dimostrazione crociana. In realtà essa si fonda su un equivoco concetto del progresso tecnico e perciò, a prima vista, sembra persuasiva. Ma, ove si guardi a fondo, ne apparirà evidente la fallacia. Una massa di prodotti che prima costava, per esempio, 2500, costa ora 1500: si realizza un risparmio di 1000 sul costo. Ma mentre nel 2500 il capitale fisso era d’appena 500 e quello variabile di 2000, ora il primo è salito a 1000 e il secondo è disceso a 500. Se ammettiamo che il profitto nasca esclusivamente dallo sfruttamento del lavoro, non si potrà non dar ragione al Marx” [Edmondo Cione, ‘Croce’, Milano, 1944] [(1) Non bisogna dimenticare, perchè questo è forse il punto di malinteso, che, per i principi di Marx, la stessa quantità di prodotti, avendo conglutinato minor lavoro, vale meno e perciò viene pagata di meno sul mercato]