“(…) un recente studio di Pala (…) interpreta la crisi attuale – come le precedenti – del ‘modo’ di produzione capitalistico sia a livello internazionale che a livello interno come una crisi di ‘sovrapproduzione’ (3). Il punto di partenza dell’analisi della crisi deve essere il “mercato mondiale”, in quanto espressione dello sviluppo complessivo del ‘modo’ di produzione capitalistico; e dunque si deve studiare tale mercato “risalendo indietro nel tempo, fino alla precedente fase critica; cioè, fino all’ultima guerra mondiale imperialistica, che ha rappresentato una soluzione più radicale e stabile – attraverso la più grande distruzione di capitale mai messa in atto dalla borghesia mondiale – di quella data alla crisi di sovrapproduzione del 1929 (che, pertanto, è errato considerare come l’ultima grande crisi prima dell’attuale, ma che va invece considerata come la penultima)” (4). A livello mondiale la genesi dell’attuale crisi sta nella prolungata espansione postbellica di tutto l’occidente capitalistico con l’espansione statunitense in prima linea; espansione che – con rallentamenti ciclici momentanei e non sincronici – si è protratta per un quarto di secolo (5). “L’insorgenza delle crisi è dovuta, si è detto, allo sviluppo delle ‘contraddizioni intrinseche’ al capitale stesso, al venir meno per tutti i capitalisti delle condizioni di valorizzazione dei rispettivi capitali. “La perdita per la classe nell’insieme è inevitabile, ma quanto di essa ciascuno debba sopportare, in quale misura debba assumersene una parte, diventa allora questione di forza e di astuzia, e la concorrenza si trasforma in una lotta fra fratelli nemici” (6)” [Roberto Convenevole, Processo inflazionistico e redistribuzione del reddito. La dinamica del salario relativo e del saggio di surplus delle industrie manifatturiere, 1977] [(3) Pala, 1974, ‘Un contributo per lo studio della crisi mondiale attuale’ (…); (4) Ibid., pp. 6-7; (5) “Non può meravigliare, quindi, se questi elementi, le cause fondamentali della crisi, vanno ricercati e vengono trovati – dando ragione a chi già riteneva di avere individuato i prodromi della crisi internazionale intorno alla fine degli anni ’60 – nelle condizioni dello sviluppo capitalistico mondiale che si venivano sempre meglio caratterizzando dalla seconda metà di tali anni. Non può allora essere affatto accettata la giustificazione dell’ultima ora, l’avvenimento clamoroso più recente, per spiegare un processo molto più lungo e che ha ben altre radici. E’ un “fatto curioso”, secondo Marx che gli scrittori borghesi facciano “rivivere ancora una volta questa illusione: gli affari sono sempre sanissimi e il loro svolgimento progredisce a un ritmo favorevole, fino a che il crollo avviene tutto in una volta”” (ibid., p. 7); (6) Ibid., pp. 9-10. la citazione è tratta da Marx 1867, Libro III (I), XV, p. 309]