“La traduzione inglese del primo volume del ‘Capitale’ alla quale gli Aveling, in aggiunta a Samuel Moore, il traduttore principale, avevano lavorato per molti anni, appare poco dopo il loro ritorno dall’America. La prima reazione inglese assunse la forma di una recensione amichevole pubblicata sull'”Athenaeum” di maggio. In questa recensione Marx era descritto come “il profeta della classe lavoratrice”, venuto “in un momento in cui, in base ad ogni apparenza, e soprattutto nel paese che egli aveva scelto come campo principale delle sue indagini, quella classe stava raggiungendo a sua volta un influsso politico dominante”. Fu considerato  principalmente uno storico sociale. “Si deve molto alla sua influenza” continuava la recensione. “Se si vuol salvare l’Europa dalla rivoluzione sociale da lui creduta imminente, ciò potrà avvenire solo se si intraprenderà una pronta azione in materia di legislazione del lavoro e in analoghe direzioni” (54). Engels accolse con favore questo articolo che, secondo lui, avrebbe dato “il tono di fondo” alle recensioni che sarebbero seguite (55). Engels fu presto disilluso, giacché il tono prevalente della reazione inglese fu quello dei fabiani, che si concentrarono sul Marx economista e filosofo anziché storico. Bernard Shaw sollevò obiezioni quando la “Pall Mall Gazette” definì il ‘Capitale’ “il manuale del socialismo moderno”. Il socialismo, egli dichiarò, “non è basato sulla teoria del valore di Marx” e “non si mantiene o cade né con la teoria del signor Wicksteed né con quella di Marx” (56). La difesa dell’economia marxista fu lasciata a Hyndman, mentre Aveling faceva le sue rimostranze a Shaw in “una lettera amichevole”. Shaw rispose a Aveling: “Ricorda che Newton si era sbagliato sulla luce, che Goethe si era sbagliato sui colori, che Darwin esagera chiaramente l’importanza della selezione naturale, e poi chiediti se non sia per lo meno possibile che Marx si sia sbagliato sul valore” (57). Aveling, da parte sua, indulgeva in un umorismo piuttosto pesante chiamando i quattro sostenitori della teoria jevoniana dell’utilità, Shaw, Webb, Sidney Olivier, e la signora Besant, “un nobile ed ‘e’co’no’micissimo (dobbiamo omettere la sottolineatura delle lettere?) quartetto” (58)” [Chushichi Tsuzuki, Eleanor Marx. Una tragedia socialista, 1972] [(54) “Athenaeum”, 5 marzo 1887; (55) Engels a Laura Lafargue, 10 marzo 1887, ‘Correspondance’, II, p. 20; (56) “Pall Mall Gazette”, 6, 7, 12, 13 maggio 1887. P.H. Wicksteed fu un economista della scuola di W.S. Jevons e uno dei primi critici della economia marxiana in Inghilterra; (57) Bernard Shaw a Edward Aveling (17 maggio 1887), Shaw, Collected Letters 1874-1897, a cura di Dan H. Lawrence 1965, p. 168. ‘Secondo il curatore, Aveling sotto lo pseudonimo di “T.D. Ernest” aveva scritto una risposta alla primitiva critica di Shaw della teoria marxiana del plusvalore (ibid., p. 81). In una lettera pubblicata su “Justice” (15 marzo 1884) G.B.S. Larking (ossia Shaw) sosteneva che ladro degli operai non è solo il capitalista; anche il consumatore il quale compra il prodotto del lavoro al più basso prezzo possibile dal capitalista è un grande ladro come quest’ultimo. “T.R. Ernest” rispose che “ladra è la società nel suo insieme”, (questa idea doveva divenire il dogma fondamentale del socialismo fabiano), e conseguentemente è necessaria “una riorganizzazione dell’intero sistema”. (‘Come bisogna acciuffare il ladro’, “Justice”, 22 marzo 1884). Shaf fu d’accordo con “T.D. Ernest”. Fu responsabile Aveling del fabianismo di Shaw?’; (58) Edward Aveling a Bernard Shaw, 22 maggio 1887, manoscritti di Shaw, British Museum]