“Né Marx né Engels hanno analizzato nei particolari la logica di quest’inversione della dialettica per tentarne una giustificazione. Ma dai numerosi esempi di applicazione forniti soprattutto da Engels (nell”Anti-Dühring’ e nella ‘Dialettica della Natura’) si può tentare di ricostruire il pensiero profondo dei fondatori del materialismo dialettico, le cui articolazioni essenziali sono riportate di seguito: 1. Il modo di esistere della materia è il movimento. 2. L’universo definito come la totalità della materia, la sola ad esistere, si trova in uno stato di continua evoluzione. 3. Ogni conoscenza vera dell’universo è di natura tale da contribuire all’intelligenza di quest’evoluzione. 4. Ma tale conoscenza si ottiene solo nell’interazione anch’essa evolutiva e causa di evoluzione, tra l’uomo e la materia (o più esattamente il ‘resto’ della materia). Ogni conoscenza vera è quindi ‘pratica’. 5. La coscienza è vista in rapporto a quest’interazione conoscitiva. Il pensiero cosciente riflette, di conseguenza, il movimento dell’universo stesso. 6. Poiché, dunque, il pensiero è parte e riflesso del movimento universale, e poiché il suo movimento è dialettico, anche la legge evolutiva dell’universo deve essere dialettica. Ciò spiega e giustifica l’uso di termini come contraddizione, affermazione e negazione a proposito dei fenomeni naturali. 7. La dialettica è costruttiva (soprattutto in virtù della terza ‘legge’): di conseguenza l’evoluzione dell’universo è essa pure ascendente e costruttiva. Le sue espressioni più alte sono la società umana, la coscienza, il pensiero, prodotti necessari di quest’evoluzione. 8. Per il rilievo dato all’essenza evolutiva delle strutture dell’universo, il materialismo dialettico supera radicalmente il materialismo settecentesco che, fondato sulla logica classica, sapeva riconoscere soltanto interazioni meccaniche tra oggetti supposti invarianti e non era quindi in grado di concepire l’evoluzione. Si può certamente contestare questa ricostruzione, negare che essa corrisponda al pensiero autentico di Marx e di Engels ma, dopo tutto, questo non ha molta importanza. L’influenza di un’ideologia si misura dal significato che di essa rimane nello spirito dei suoi seguaci e che le attribuiscono gli epigoni. Innumerevoli testi dimostrano che la ricostruzione qui proposta è legittima, in quanto rappresenta perlomeno la ‘Volgata’ del materialismo dialettico. Mi limiterò a citare un solo testo, estremamente significativo perché il suo autore, J.B.S. Haldane, era un illustre biologo moderno. Nella prefazione alla traduzione inglese della ‘Dialettica della Natura’, Haldane scrive: “Il marxismo considera la scienza sotto due aspetti. In primo luogo, la studia tra le altre attività umane e mostra come l’attività scientifica di una società dipenda dall’evolversi dei suoi bisogni e quindi dei metodi di produzione, che la scienza a sua volta modifica come modifica l’evoluzione dei propri bisogni. In secondo luogo, Marx e Engels non si limitano ad analizzare le modifiche subite dalla società. Nella dialettica essi scoprono le leggi generali del cambiamento, non soltanto in seno alla società e al pensiero umano ma anche nel mondo esterno, ‘riflesso del pensiero umano’. Ciò significa che si può applicare la dialettica sia a problemi di scienza ‘pura’ sia alle relazioni sociali della scienza’” [Jacques Monod, Jacques Monod. Il caso e la necessità. I grandi della scienza, 2012]