“Cominciamo dal caso dell”Ideologia tedesca’, opera scritta dai due fondatori del materialismo storico tra il 1845 e il 1846 a Bruxelles. Quest’opera fu abbandonata tranquillamente, per anni, alla “critica roditrice dei tpi”, come lo stesso Marx ebbe ad esprimersi. L’importanza di quel lavoro l’aveva tuttavia rilevata Marx stesso quando diceva che lavorando intorno ad essa era stato possibile a lui e ad Engels di veder chiaro in se stessi su molti ed importantissimi problemi. Quell’opera si apre con una prefazione che è un vero atto di sfiducia verso l’attività speculativa e una ricerca di concretezza che ci ricorda il positivismo, che però Marx evita introducendo la dialettica. “Sinora gli uomini – egli dice – si sono sempre costruiti false rappresentazioni di se medesimi, a proposito di quel che sono o devono essere. Essi hanno regolato le loro relazioni in base alle loro rappresentazioni di Dio, dell’uomo normale, etc. Ma i parti della loro testa hanno finito per sormontare la loro testa; liberiamoli dunque dalle chimere, dalle idee, dai dogmi, dalle radicate illusioni, sotto il cui giogo s’affannano. Ribelliamoci contro questa tirannia delle idee” (C. Marx, L’Ideologia tedesca, traduzione di Giuliano Pischel, 1946, p. 37. A p. 377 troviamo affermato pure che “la filosofia e lo studio del mondo sono tra di loro in rapporto come l’onanismo e l’amore sessuale”)” [Ruggero Orfei, Antonio Gramsci, coscienza critica del marxismo, 1965]